venerdì 18 febbraio 2011

La musica muore (tranne che per Max Pezzali)



Post tragicomico sulla musica leggera italica.

Io mi ero ripromessa di non guardare Sanremo, non lo faccio da anni e pensavo di non farlo nemmeno quest'anno. Dopodiché sono arrivata a casa e mia mamma lo stava guardando: vittima del raffreddore e dell'inerzia che mi ha costretta sul divano in compagnia di latte, biscotti e una buona dose di aspirina, mi sono ritrovata ad ascoltare inebetita alcune canzoni. E mi sono spiegata ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno, perché questo paese sia un paese per vecchi.
Canzoni prive di qualsiasi forza, fatte di musiche inconsistenti che accompagnano testi insulsi: nessuno dei gruppi italiani che davvero provano a costruire qualcosa di differente, a ricercare una cifra stilistica contemporanea è presente, ma nemmeno cantanti dallo stile consolidato. Nessuna freschezza, nessuna ripresa cantautoriale di pregio. Le migliori performance si hanno quando salgono sul palco cantanti decisamente “over” o gli ospiti stranieri, che ci umiliano pubblicamente e vengono però trattati con sufficienza dai conduttori (sarà un caso che le nostre pubblicità sono sempre accompagnate da musiche che d'italiano hanno poco o, se sono italiane, sono parecchio datate?). Ma parliamo di cose frivole (fin ora che cos'ho fatto vi chiederete? Mah) : l'abbigliamento. Le cantanti italiane salgono sul palco con delle pseudo mise da sera che fanno pensare ad un/una costumista proveniente da qualche decennio fa. Non è da escludere. Figurini più adatti ad una prima d'opera, che al festival della musica leggera italiana. Salgono sul palco le ospiti straniere e ci troviamo davanti alla normalità: look contemporaneo e non impomatato.
Mi chiedo: che senso ha oggi Sanremo? Il festival è nato, ormai 61 anni fa, come momento di promozione delle novità e del “meglio” della produzione italica e così è stato per diversi anni, con artisti che sono parte della storia della canzone popolare. Ci sono stati anche cantanti “scandalosi” che hanno calcato quel palco, magari finiti nelle ultime posizioni, per ottenere poi il successo radiofonico. E poi che cos'è successo? Tutto si è fermato. Le nuove proposte hanno cessato di essere tali e le uniche canzoni degne di tale nome che eccheggiano all'Ariston sono cantate da artisti già ampiamente affermati, che spesso hanno trovato la loro “scuola” o la loro “promozione” altrove. Il resto è una formula semplice: musichetta melodica e strascicata, testi d'amore che sono tutto uno struggimento e mix di buoni sentimenti, sorrisi e buonsenso. A questo punto meglio le proposte di alcuni format, non a caso acquistati da altri paesi, come X factor o Amici. Si, Amici. Un programma assolutamente privo di elementi culturali, ma perfetto per il suo target, che quantomeno, a livello di cantanti, si avvicina alla produzione di “materiale” in linea col resto del mondo. Attenzione: non parlo di qualità o di originalità. La musica da “largo consumo”, quella da “idoli delle teen ager”o da gruppi di massa e largo consenso non viene certo rappresentata a Sanremo. Questa musica sta altrove. Non mi spendo su un giudizio di merito, forse non ne sarei nemmeno in grado. Do un giudizio, diciamo, da etologa dei programmi di musica televisivi.
Se vogliamo poi parlare di “tradizione italiana” relegandola alla canzonetta leggera da fischiettare mentre si pedala in bicicletta immaginando di essere in un film anni '50, anche in questo caso l'unico esempio di un possibile successo che mi viene in mente è il fenomeno Arisa, che con le sue melodie facili e retrò ha incarnato almeno questa componente. Ma diciamocelo: non si vendeva da grande artista. Il discorso era chiaro: ho trovato (leggasi: mi hanno scritto) un motivetto più che orecchiabile, con qualche dotta citazione anni '30-'40, i miei testi non vogliono dire nulla di più di quello che dicono, cioè quasi nulla, se vi diverto va bene così e stop.
Ma la musica italiana, tutt'altro che morta, vive da un'altra parte. Molto lontano da Sanremo, spesso relegata in locali di dubbia igene e di pessima acustica. E mi viene quasi da dire grazie a dio.
Mi permetto alcuni commenti sparsi in chiusura, prendeteli come i commenti di una che ha visto numero 20 minuti totali di Sanremo prima di lanciarsi a scrivere questo post:
  1. Patty Pravo se la dipingi di blu è un Avatar.
  2. Le canzoni di Albano sono così originali che le potresti cantare mescolando parole a caso delle sue canzoni precendenti.
  3. Max Pezzali resta uno dei miei idoli personali: è l'unico che riesce a violare meravigliosamente ogni regola metrica (e del buon senso nella dizione) semplicemente accelerando, nel cantare, la strofa.

La morale è sempre quella: Max Pezzali è la via, la verità, la salvezza. Amen.

1 commento:

Acrostico ha detto...

Ah a me piaceva moltissimo "Siamo al centro del mondo"

Francesco (sevensisters)

 
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