lunedì 12 settembre 2011

Siamo tornate!

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Mai pausa estiva fu più fruttuosa della nostra (lo vedrete da voi). Aggiornate in fretta la vostra pagina di preferiti: Soft Revolution ha cambiato indirizzo! Seguiteci ora su http://www.softrevolutionzine.org/ . Vi aspettiamo numerosi!

domenica 31 luglio 2011

After August, September. O della chiusura estiva del blog.

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Care amiche lettrici e orizzontalmente cari amici lettori,
la redazione di Soft Revolution si pregia di annunciarvi la momentanea chiusura del blog per il mese di agosto. Per ben trentuno giorni i novelli avventori avranno l’opportunità di recuperare tutto ciò che abbiamo pubblicato dall’inizio dell’anno e, volendo, impararselo a memoria, mentre i fedelissimi che già conoscono questo materiale potranno parimenti andarsene in ferie senza paura di perdersi nuove pubblicazioni.

Fate delle lunghe passeggiate, bevetevi qualche mojito, andate a vedervi “Le amiche della sposa” al cinema, insomma spassatevela come volete,
noi torniamo a settembre con il sito rimesso a nuovo e un bel po' di bella roba da farvi leggere.

Stay Soft!



martedì 26 luglio 2011

You are going to be Lemoned!

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Questa settimana parliamo di una serie di un’altra alumna del Saturday Night Live: Tina Fey. Forse la più famosa: è stata anche la prima donna ad entrare nel team degli scrittori dello show.

La simpatica donzelletta ha scritto e prodotto 30 rock, arrivato ormai alle sua quinta stagione e, ovviamente, trasmesso da Nbc (la stessa rete che trasmette il SNL). Il telefilm si basa sulle esperienze televisive di Tina. Il titolo, infatti, è l’abbreviativo di 30 Rockefeller Plaza, l’indirizzo degli studi televisivi della Nbc a New York.
La protagonista è Liz Lemon, interpretata proprio dalla Fey. Liz è la scrittrice capo del team di The Girlie Show, uno show comico che usa la stessa struttura del SNL. Nella prima puntata la vita della trentenne viene sconvolta dall’arrivo del nuovo direttore esecutivo del network, Jack Donaughy.
Il nuovo boss non solo vuole assumere Tracy Jordan, un attore completamente fuori di testa, ma licenzia il produttore dello show. Il solo fatto che ci possa essere un nuovo attore, scatena una crisi nella protagonista del Girlie Show, Jenna Marooney. La bella attrice, amica di Liz da molti anni, è piena di insicurezze e manie ed è compito di tutta la crew cercare di minimizzare le sue necessità da diva.
In questo primo episodio conosciamo anche gli altri personaggi che popolano la serie. C’è Kenneth, il page. Innamorato della televisione, il ragazzo di età ignota, è cresciuto in Georgia in una famiglia molto cristiana e molto bigotta. C’è poi tutto il team degli scrittori tra cui spiccano Frank Rossitano, un italo-americano che indossa sempre dei cappelli con scritte simpatiche, Toofer, un ragazzo di colore laureatosi ad Harvard, e Lutz che viene sempre preso in giro dal resto della troupe.
Ma torniamo a parlare della nostra protagonista. A Liz piace mangiare, è eccessivamente sarcastica e non ha molta vita sociale. Per questo il manager di successo Jack Donaughy la prende sotto la sua ala protettiva e diventa il suo mentore. Questo è un ottimo esempio di amicizia tra uomo e donna in cui non ci sia nessun secondo fine, se non quello di migliorarsi a vicenda.
La trentenne è anche una donna in carriera, non solo è a capo di uno show televisivo, ma ha vinto un Emmy e scrive anche un libro. Il fatto di aver fatto successo nel campo lavorativo però non la soddisfa: infatti, anche se non ha un compagno fisso, vorrebbe adottare un bambino.
Liz è un po’ il sunto di tutte le insicurezze delle donne moderne, ma rappresenta anche la figura della donna intelligente che deve affrontare un mondo a lei avverso. Molto spesso infatti viene citata come rappresentante televisiva del femminismo moderno. Di questo si è parlato molto durante il corso della serie, tanto che anche Tiger Beat Down ha analizzato il personaggio in un post molto bello. Devo dire che di tutti i personaggi femminili che "ho conosciuto" durante i miei anni da television nerd, Liz è quello cui penso di assomigliare di più e quindi la considero un modello a cui ispirarsi. Anche perchè Liz Lemon e Tina Fey si fondono in un unica persona che non si può fare a meno di ammirare.
La serie oramai ha passato le cento puntate e proprio per la centesima puntata è stato fatto un esperimento molto interessante dal punto di vista televisivo. La puntata è stata girata in diretta. In Usa questo vuol dire dover ripetere l'episodio due volte, una per la East coast e una per la West coast. Una serie infinita di guest star hanno partecipato all'episodio celebrativo, per esempio Tom Hanks, Michael Keaton e Kelly Ripa. Grazie a questo episodio si può apprezzare in pieno la bravura degli attori e l'intelligenza degli scrittori.
Tra poco inizierà la sesta stagione che, purtroppo, sarà l'ultima di Alec Baldwin (che interpreta Jack) quindi affrettatevi a recuperarla.

Voci di corridoio mi informano che stanno trasmettendo 30 rock il sabato e la domenica alle 19.30 su Rai4.

lunedì 25 luglio 2011

But she said no, no, no.

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Dolersi per la morte di qualcuno in lingua inglese e in forma scritta suona generalmente molto meno sdolcinato che in italiano. Dunque mi limiterò a dire che la morte di Amy Winehouse mi ha fatto veramente girare le palle, perché dire che mi ha spezzato il cuore non renderebbe la totalità del concetto. Per quanto si possa dire che Amy sia finalmente riuscita nel suo intento di percorrere la spirale discendente credo che questa affermazione sia limitante e in definitiva poco delicata, cosa che generalmente interessa poco a chi è investito del gravoso compito di scrivere un titolo che è topico perché include l'espressione '27 anni', una cosa mediaticamente masticabile che si sputa quando perde l'aroma artificiale (facciamo due giorni).
Per rendere la mia rabbia più accettabile e persino costruttiva ho fatto una cosa abbastanza alla Hornby, e cioè ho scritto una lista del Perché la Morte di A.W. Mi ha Fatto Girare le Palle.
  • Sentire una canzone di Amy Winehouse per la prima volta quando sei in macchina significa sbattere la mano destra sul volante e andare via veloce pensando a cose come 'cazzo sì'. Perché le sue canzoni erano così, non erano la solita merda che passa la radio, ma non è neanche la melodia facile da parruccona soul, che va bene solo fino alla fine della stagione (non è pseudo-gonzo, è che proprio non ve lo so spiegare altrimenti).
  • Amy aveva un talento canoro e nella scrittura che le era stato riconosciuto più volte nella sua relativamente breve carriera, con una serie di premi consistente che sta a dimostrare (ammesso che ce ne fosse bisogno) quanto poco un premio sia garanzia di talento e/o qualità musicale. Perché i testi delle cantanti da successo radiofonico (e da Grammy) sono di solito veramente insulsi. Non c'è bisogno che venga io a dirvelo, date un'occhiata alle ultime vittorie delle nostre amiche dal look – oh! - stravagante.
  • Il look stravagante di Amy Winehouse era il look stravagante di Amy Winehouse. Che poi sia diventato mainstream al punto che ti sembra di vedere Amy Winehouse ad ogni fermata del tram è un'altra cosa. E comunque essere delle popstar significa anche questo, ed iniettare originalità, eventualmente non facendo del marketing per qualcuno, è una delle cose che fa sempre piacere ricevere per iniezione.
  • Amy Winehouse aveva qualche problemino di salute mentale oltre che di droga, probabilmente legato a trascorsi coniugali difficili e a disturbi dell'alimentazione. Fattori che notoriamente non si combinano bene con le pressioni legate alla fama e all'industria musicale. Quanta orribile e triste contingenza.
  • Veramente Amy non le mandava a dire: una persona decisamente poco legata al compromesso. Mi ricordo che cominciai ad apprezzarla anche da questo punto di vista quando lessi su una rivista musicale che aveva sbottato pubblicamente durante un meeting in cui c'era Bono che faceva tutti quei suoi soliti discorsi da vecchio prete, e quando le era stato presentato si era limitata a dirgli “thanks for funding my album”.
  • Come scrive Barbara Ellen del Guardian Amy aveva rivitalizzato la scena musicale femminile britannica, spianando la strada per un'artista come Adele, spandendo germi di ispirazione per una nuova generazione di musiciste. Il pubblico pagante che a Belgrado le ha fischiato è ora inevitabilmente in lutto.
Era stata insomma un'artista in grado di esprimere in forma brillante i sentimenti di una ragazza forte e fragile del nostro tempo e se n'è andata, ormai stremata. Over futile odds / And laughed at by the gods / And now the final frame / Love is a losing game.

venerdì 22 luglio 2011

Al massimo...c'è sempre il divano.

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E' estate, è tempo di vacanze, ma per molti giovani, e meno giovani, diventa difficile progettare un viaggio a causa dei costi spesso elevati e delle magre finanze a disposizione. Verdeanita, in un articolo precedente, ci ha illustrato i benefici del carpooling in termini economici e di possibilità di conoscenze: si viaggia in compagnia, si dividono le spese, si socializza un pò. Un buon modo per partire, ma poi, una volta arrivati a destinazione, come fare con l'alloggio? Non sempre è possibile trovare posto in ostello e in alcune località anche i prezzi dei b&b sono proibitivi. E dunque? Dunque si può ricorrere al couchsurfing: di divano in divano attraverso tutto il mondo. Ma di che cosa si tratta? Il principio è piuttosto semplice: attraverso un sito ( http://www.couchsurfing.org/ ) gli utenti mettono in rete le proprie disponibilità nei confronti dei viaggiatori che dovessero attraversare la loro città. Si può scegliere di offrire una camera del proprio appartamento, un posto letto, un semplice divano o ancora una tazza di caffè e un tour turistico gratuito della zona.

Alla base la convinzione che qualunque "appoggio" si può dare a chi viaggia è ben accetto e che attraverso questo scambio si possono creare interessanti momenti di contatto e conoscenza reciproca. Non ci sono scambi in denaro, ma solo la volontaria condivisione di spazi e momenti della giornata. Quello che offri oggi a Roma, ad esempio, potrebbe esserti restituito fra tre mesi a New York. Il sito è semplice ed immediato ed in pochi click si può diventare utenti della community. Si possono scegliere più città di riferimento, si possono condividere informazioni e fare richieste, ci si può scambiare pareri e leggere di esperienze di viaggio altrui. Un ulteriore vantaggio di questo modo di viaggiare risiede nel poter vivere davvero un'autentica esperienza d'incontro con la cultura del posto: si vive direttamente "con gl'indigeni" insomma. E anche per chi, comunque, si trova a non poter viaggiare, è un'occasione per farlo attraverso le persone che si troverà ad ospitare. Un bel vantaggio per tutti.

mercoledì 20 luglio 2011

Born to be stupid

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Mi è piaciuta la pubblicità della Lancia Ypsilon, con quella faccia da topo di Vincent Cassel che annuncia con grazia e tatto a milioni di italiani cassaintegrati, disoccupati, con problemi seri ad arrivare a fine mese con uno stipendio da fame, che il lusso “è un diritto”; mi sono piaciuti i 20 orologi nella pubblicità dell’Activia, che o non hanno senso o sono un suggerimento per la Geppi, del tipo “o ti mangi uno yogurt ogni 5 minuti o tu, sfigata cicciona, come la Marcuzzi non lo sarai mai!”; mi è piaciuta la pubblicità della Danaos, con la Sandrelli che ignora beatamente cos’è una dieta sana, composta anche di formaggi (i cui grassi sono FONDAMENTALI.); mi è piaciuta la pubblicità di Italia2 con la scritta “Born to be 2” davanti al seno prosperoso e mezzo nudo di una tipa di cui naturalmente non si vede la faccia; mi è piaciuta la pubblicità della Comix che di solito era intelligente e simpatica ma in fondo a che serve, quindi facciamo una pubblicità con ‘sto gatto-veterinario che si mangia il canarino (ahahah simpatia portami via); mi è piaciuta la pubblicità del Venutorum in cui la solita tipa senza identità (si vede fino a sopra il ginocchio) ha le gambe gonfie dopo aver girato tutta la giornata con tacchi 12 cm (le sneakers/ballerine/sandali sono calzature sconosciute evidentemente) e che si prende sta pacca di prodotto di dubbissima provenienza ; mi è piaciuta la pubblicità dello Cif Crema, in cui il cavaliere (che in realtà è una donna) compie la sua grande missione... pulire, tanto che poi viene incoronatO regina.
Mi sono piaciute così tanto che ho deciso che non vedrò mai più un film in cui recita Vincent Cassel (non mi importa quanto sia bravo) né farò in modo che qualcuno dei miei familiari prenda una Ypsilon né mangerò un Activia o un Danaos, pena anche non andare in bagno per tre mesi e diventare un canotto, né guarderò più Italia2 e andrò in giro a piedi nudi piuttosto che usare Venutorum. E il Cif Crema, col cavolo che lo userò più.

lunedì 18 luglio 2011

Montag oder Mittwoch #3 - Prova a pronunciare Mitfahrgelegenheit

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rullino #3
Quando torno in Italia una delle prime cose che mi fa tornare la voglia di andar via è Trenitalia. Quando vado a trovare mio fratello, ad esempio, e quei miseri 120 chilometri che separano Verona e Venezia si protraggono per ore infinite tra fermate a Grisignano di Zocco e treni che, improvvisamente, a Padova muoiono.
I treni tedeschi ovviamente funzionano meglio, che ve lo sto a dire. Hanno però un problema molto grosso, ovvero il costo esoso. E quando dico esoso intendo veramente eccessivo. La mia amica Lorina studia a Magdeburg, a 160 chilometri da Berlino. Il treno ci mette circa due ore ma il biglietto costa 25.60 euro. Per dire, il biglietto Verona – Venezia ne costa 6.35. Capirete anche voi che per tornare a Berlino tutti i fine settimana dovrebbe fare un mutuo in banca. Ovviamente esistono carte sconto per studenti e offerte varie, ma i treni rimangono un mezzo di trasporto inadatto per molti.
I tedeschi però hanno sempre avuto una soluzione di scorta che si chiama “Mitfahrgelegenheit”. Dietro questa parola complicata da leggere si nasconde un misto tra l'autostop e il taxi, una soluzione geniale e economica usata praticamente da chiunque in Germania (studenti, lavoratori, gente di ogni tipo).
Una volta, nell'era in cui internet non esisteva, era un'agenzia che metteva in contatto guidatori e passeggeri. Il tutto ora si svolge tramite un sito internet (www.mitfahrgelegenheit.de) dove chi deve viaggiare da Berlino a Magdeburg, mettiamo, pubblica la sua offerta, indicando il numero di posti liberi e il prezzo (che è semplicemente un contributo per le spese di carburante: raramente fanno la cresta) oltre ad un numero di telefono sul quale essere contattati. Si fissa un punto di ritrovo e un orario di partenza e si parte. Di solito si paga all'arrivo.
Economico è economico. È anche sicuro? Io, da quando sono in Germania, l'ho usato tantissimo e la cosa peggiore che mi sia capitata è stato l'ascoltare musica orribile per tre ore o dover sostenere una strana conversazione con una specie di prete. A parte questo non sono mai stata molestata né lasciata a piedi.
La cosa meravigliosa, oltre al fatto di non dover spendere uno stipendio per fare una manciata di chilometri, è il fatto che il sistema funzioni in modo così armonioso. Il sito è molto chiaro ma anche la gente è molto educata. Spesso in macchina si chiacchiera e per me è stato un ottimo modo per conoscere meglio i tedeschi e un paese straniero.
Ovviamente il sistema funziona perché tutti si impegnano a mantenere gli accordi (l'orario, il prezzo, il luogo d'incontro).
È una cosa che esiste solo in Germania? No. In Francia, dove i treni sono ugualmente costosi, esiste da circa un anno www.covoiturage.fr, e il procedimento è lo stesso. Io ho provato ad usare anche questo e l'ho trovato molto meno user friendly ma comunque fattibile.
E in Italia? Mi sono spesso chiesta se in Italia una cosa del genere potrebbe funzionare. Probabilmente no e per tante ragioni. Il fatto che gli italiani per definizione non sono raccomandabili è poca cosa. Il fatto è che i treni, per quanto problematici, sono molto economici. Abbastanza economici da essere preferibili al viaggio in macchina con uno sconosciuto.
Ma secondo me c'è spazio per il Mitfahtgelegenheit anche in Italia. Il sito, in realtà, già esiste e lo trovate sotto passaggio.it o carpooling.it.
Per andare a Venezia preferisco il treno, ma penso che sarebbe perfetto cominciare ad usarlo per tutti quegli eventi sparsi per la penisola che senza treno è difficile raggiungere. Penso a Ferrara, che con Verona ha dei collegamenti infami, e al suo Ferrara sotto le Stelle e Internazionale a Ferrara. Ma anche a quei vari concerti in giro per la penisola che se non hai la macchina puoi scordarti. Insomma, se andate da qualche parte in macchina e avete un posto libero, d'ora in poi ricordatevi di questo sito e provate ad usarlo. Abbiamo solo da guadagnarci.

mercoledì 13 luglio 2011

Grassroots Internet Revolution

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- La Camera ha approvato il disegno di legge sul biotestamento. Non se ne è parlato granché in giro.

- What Your Favorite '80s Band Says About You su McSweeney's

Rosie Huntington-Whitely in Transformers 3
- Machines are Subjects, Women are Objects and Female Leadership is a Joke. Caroline Heldman recensisce Transformers 3.

- La donna occidentale salverà il mondo. Sul Fatto Quotidiano si parla della nuova pubblicità della Maggie Jeans, decisamente controcorrente rispetto a ciò che siamo abituati a vedere nei poster pubblicitari italiani.

- Giulia Blasi sullo stereotipo dell'uomo gay fighetto e fashionista. Fate particolare caso al video della serie Disappointing Gay Best Friend.

- Cindy Gallop sul tema della pornografia e dei suoi riflessi sulle nostre vite sessuali:

martedì 12 luglio 2011

L'insostenibile sessismo della pubblicità del Viakal: un'intervista ad Annamaria Arlotta

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Annamaria Arlotta, fondatrice del gruppo "La pubblicità sessita offende tutti"
"La pubblicità sessita offende tutti" è il nome di un gruppo nato su Facebook per mano di Annamaria Arlotta. Il suddetto gruppo, che al momento conta quasi cinquecento iscritti, è dedicato alla riflessione sull'immaginario del genere e, in particolar modo, al modo in cui esso viene presentato - spesso univocamente - nelle pubblicità. Alla riflessione sulle pagine del gruppo segue l'azione: gli iscritti si impegnano in una campagna di mailbombing al mese.

Ci siamo fatte spiegare un po' meglio in che cosa consistono le attività del gruppo e i suoi retroscena dalla stessa Annamaria Arlotta.

SR: Raccontami in poche parole chi sei, di cosa ti occupi, qual è stata la tua formazione.
A: Di famiglia italo-franco-tedesca, dopo la laurea in Storia dell’Arte conseguita a Roma ho sposato un professore americano e vissuto a lungo negli Stati Uniti e in Inghilterra, dove insegnavo alle elementari. Tornata in Italia, ho lavorato saltuariamente con le traduzioni. Dal 2009 sono attivista politica con il Popolo viola e il movimento MoveOn Italia, che al momento si batte per allargare il controllo della Rai agli abbonati. Partecipo a presidi e sit-in in occasione di scadenze significative in Parlamento, a dibattiti e a manifestazioni. Tra i miei interessi c’é la poesia contemporanea: trovo che nelle poesie moderne, per esempio in quelle del giapponese Kikuo Takano, della polacca Wyslawa Szymborska e dello spagnolo Pedro Salinas, l’utilizzo di un linguaggio solo apparentemente vicino a quello del nostro parlato non tolga nulla alla profondità di pensiero e alla bellezza proprie della poesia del passato. Il mio hobby è il nuoto, che ho coltivato prendendo lezioni e praticandolo regolarmente.

SR: Molte persone vedono nei social network uno strumento volto a soddisfare la voglia di autoreferenzialità dei singoli utenti, sottolineandone l'inutilità e talvolta la dannosità. Il tuo gruppo su Facebook sembra invece orientato in tutt'altra direzione. Potresti spiegarmi di cosa vi occupate e farmi qualche esempio di campagna di mailbombing che avete portato avanti?
A: Il nostro gruppo si aggiunge alle altre forze che combattono il fenomeno diseducativo della pubblicità sessista, e al tempo stesso si pone come catalizzatore di quelle forze. Per pubblicità sessista si intende quella che della donna mostra prevalentemente l’aspetto di seduttrice, a volte affiancato da quello di casalinga-madre. Il divario tra questa rappresentazione e il mondo reale che presenta mille tipologie di donne è enorme e noi pensiamo che la riduzione della figura femminile a questi due ruoli favorisca nell’immaginario collettivo una distorsione. Ne “Il libro nero della pubblicità” Adriano Zanacchi afferma che la pubblicità, intrusiva e onnipresente, è “tale da esercitare spesso effetti “più o meno profondi, anche sul…modo di pensare, di concepire la realtà”. Questo vale anche per i bambini e i ragazzi, ai quali è presentata un’immagine di donna che, secondo Zanacchi “si offre e viene offerta senza scrupoli: sempre disponibile, ancillare, subordinata, passiva, spesso provocante se non spudorata.” Il nostro gruppo si occupa di uno specifico fenomeno all’interno della grande questione femminile; sostituisce alla vecchia contrapposizione di genere di stampo sessantottino un’azione comune tesa all’accrescimento del reciproco rispetto; è un grande contenitore di discussioni, link a iniziative ed articoli per tutti coloro che si interessano della questione.
Tra le forze che si battono contro la pubblicità sessista, decine di Comuni hanno aderito alla moratoria proposta dall’Udi per il bando della stessa dai cartelloni di competenza municipale. Il fotografo Ico Gasparri ha testimoniato con un’ampia collezione di immagini negli ultimi venti anni i peggiori casi nei cartelloni. L’On. Antonio Palagiano ha presentato nel 2009 un’interrogazione in merito a Mara Carfagna. L’Unità porta avanti la campagna “Non chiederci la parola” con una serie di filmati dove si analizza un determinato spot svelandone il messaggio subliminale. Un protocollo per la corretta rappresentazione della figura femminile è stato proposto dall’Associazione Pari o Dispare e sottoscritto da importanti ditte o enti come Vodafone e Unicredit.
In Italia il monitoraggio della pubblicità è affidato all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. Il codice dello IAP stabilisce, tra l’altro, che essa deve: “rispettare la dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni”. Partendo da questo principio individuiamo uno spot al mese e mandiamo una serie di mail collettive allo IAP affermando che esso contraddice quella norma.
Lo IAP, come indica il nome, è una emanazione delle imprese stesse che si sono volute dare un codice. Non trattandosi di ente indipendente, però, è restio a censurare gli spot. Il vantaggio di indirizzare le proteste a questo istituto è che così facendo ci rivolgiamo alle imprese, cioè a chi pianifica e sdogana le réclame. Il nostro intento non è la soppressione di un singolo spot particolarmente denigrante, perché ciò equivarrebbe ad accettare implicitamente tutti gli altri, ma quello di fare continua pressione perché l’intero fenomeno sia ripensato alla luce di una nuova sensibilità emergente.
La procedura per il mail bombing è rapidissima, occorre meno di un minuto.
Abbiamo iniziato la campagna con lo Yogurt Mini Muller, e in quell’occasione ho postato quattro esempi di campagne pubblicitarie della stessa ditta all’estero, nessuno dei quali sessista.

venerdì 8 luglio 2011

Pawnee: First in Friendship, Fourth in Obesity.

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Ed eccolo finalmente l’articolo su una delle mie comedy preferite degli ultimi anni: Parks and Recreation. Un piccolo gioiello di comicità, la serie che illumina le mie giornate no.

Trasmessa sulla NBC il martedì sera, la serata dedicata alla risata, è prodotta da Amy Poehler, ex alumna del Saturday Night Live, femminista dichiarata e protagonista della serie, e dai produttori di The Office Michael Schur e Greg Daniels. Infatti della serie inglese riprende la struttura del semi-documentario.

La storia racconta del dipartimento Parks and recreation di Pawnee in Indiana, che ha il “vanto” di essere quarta nella classifica delle città americane con la più alta percentuale di obesità. Il passato della cittadina è estremamente violento come viene rappresentato nei murales che si trovano negli uffici del comune e l’eroe degli abitanti è un mini cavallo di nome Lil’ Sebastian.

Come ogni buona serie umoristica sono i personaggi che fanno da padroni. Personaggi, che per quanto bizzarri, sono “normali” e abitano in una città “normale”. Ed è questo, secondo me, il punto di forza di Parks and recreation, la facilità con cui ognuno di noi può relazionarsi al suo ambiente e ai suoi abitanti. La comicità della serie si basa sul fatto che queste persone hanno un modo particolare di affrontare situazioni comuni. Ed ecco qui una piccola lista di chi troverete ad accogliervi nell’ufficio del dipartimento:

Lesley Knope: la protagonista. Intelligente, colta, altruista, gran lavoratrice e sognatrice. Un giorno vorrebbe poter diventare la prima presidentessa degli Stati Uniti. È molto stimata dai suoi colleghi e ritiene che Pawnee sia la città migliore d’America, se non del mondo intero. Diventa icona gay della piccola cittadina quando sposa due pinguini maschi. Fan di Harry Potter, il suo nemico giurato è Greg Pikitis, un ragazzino che ogni anno nella notte di Halloween va in giro a fare scherzi e a vandalizzare la piazza cittadina.

Ron Swanson: il capo del dipartimento. Odia il governo e ama tutto quello che rallenta o ferma il suo funzionamento. Passa la maggior parte del tempo a non lavorare e a evitare i cittadini. Si fida totalmente di Lesley e quindi la lascia “comandare” il dipartimento. È un vero uomo e si nutre principalmente di carne. Sua madre e le sue due ex-mogli si chiamano Tammy (una delle due ex mogli è interpretata da Megan Mullally, Karen di Will e Grace, che tra l’altro è la moglie dell’attore nella vita reale).

Ann Perkins: la migliore amica di Lesley. La loro amicizia nasce grazie a una fossa che la protagonista promette di trasformare in un parco. Le due hanno una bellissima relazione e si sostengono a vicenda, cosa che succede molto raramente nelle serie tv. La bella Ann è un’infermiera ed essendo il personaggio meno “strano” risulta un po’ noiosetto.

Andy Dwyer: all’inizio della serie cade nella fossa e si rompe tutte e due le gambe, lasciando così alla sua fidanzata Ann l’arduo compito di doversi occupare di lui. Fa parte di una band che cambia nome costantemente. Generoso, amico di tutti e un po’ stupido, Andy troverà il vero amore negli uffici del dipartimento.

April Ludgate: la stagista. Nella prima puntata dichiara che la sua vivacità è dovuta alla sue origini portoricane. In realtà April è tutto il contrario di vivace. Pur essendo molto intelligente, non ha voglia di fare niente e passa il suo tempo in ufficio leggendo la rivista scandalistica di Pawnee. Per tutta la prima serie sta insieme a un ragazzo che è insieme ad un altro ragazzo.

Tom Haverford: interpretato da Aziz Ansari. Tutti pensano sia straniero anche se in realtà è americano di nascita. Vuole essere cool e di successo e frequenta lap dance bar. I suoi progetti laterali comprendono: un club, un profumo (Tommy Fresh) e una bevanda alcolica (Snake Juice). La sua idea più geniale: mettere un ipod su un aspirapolvere automatico e chiamarlo Dj Roomba.

Donna Meagle: impiegata dell’ufficio, la cosa a cui tiene di più al mondo è la sua Mercedes. La classica mangiatrice di uomini, dichiara che se trovasse per strada Robert Pattinson gli farebbe dimenticare la sua ragazza anoressica.

Jerry Gergich: il capo espiatorio dell’ufficio. È un uomo sensibile ma non molto fortunato. Aspetta con ansia che passino i suoi ultimi due anni di lavoro per poter andare in pensione.

Questi e molti altre sono le persone che popolano la ridente cittadina di Pawnee, che tra l’altro ha anche un sito ufficiale dove potrete trovare tutte le attività organizzate in città. Non lasciatevi fermare da una prima serie mediocre, perché la seconda e la terza sono fuochi d’artificio.

mercoledì 6 luglio 2011

The Balanescu quartet

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Ovvero di come un'ignorante totale in campo musicale è stata fulminata sulla via di Damasco da questo gruppo e ora lo promuove in modo molesto e compulsivo.


I Balanescu quartet nascono nel 1987 dall'idea del fondatore e colonna portante del gruppo Alexander Balanescu, rumeno trapiantato ormai da anni in quel di Londra. Dopo una formazione classica di altissimo livello (Special school music di Bucharest, Rubin Academy di Gerusalemme, London Trinity College e Julliard school di New York), Alexander si stabilisce nella capitale inglese dove lavora con alcuni dei maggiori gruppi musicali dei primi anni '80, un esempio fra tutti il Capricorn music project. Ma le collaborazioni non si fermano a questi anni: oltre ad una serie di tour di grande successo realizzati con Michael Nyman enesemble e gli Arditti quartet, Balanescu lavora con David Byrne ed i Pet Shop Boys. Il 1987 segna appunto la fondazione del suo gruppo personale che, negli anni, ha visto una successione vorticosa di componenti, tutti di formazione classica, ma aperti a sperimentazioni e commistioni di stile.
La filosofia alla base del quartetto è quella di un continuo rinnovamento, della ricerca costante di nuove tipologie espressive, lontane dai clichès della ripetizione accademica. Suonare tutto a memoria non è contemplato e l'improvvisazione è un elemento creativo di primo piano nelle loro performaces.

Oltre alla formazione classica, anche la musica tradizionale rumena entra a far parte del repertorio di quella che, da profana, mi verrebbe quasi da chiamare band. La riscoperta, dopo anni di assenza dalla terra d'origine, di brani propri della cultura popolare, ha permesso ad Alexander di strutturare ulteriori mescidazioni. La cosa che forse più colpisce però l'ascoltatore medio è la maestria con cui il gruppo ha saputo interpretare, servendosi unicamente degli archi, la discografia dei Kraftwerk, maestri della musica elettronica. Una potenza espressiva impressionante ed un coinvolgimento, nei concerti dal vivo, difficile da ottenere. Fra le curiosità nella discografia, che vi consiglio di spulciare qui e qui, troviamo la colonna sonora dell'italianissimo film Il partigiano Johnny di Stefano Dionisi.
I Balanescu quartet riescono, a mio avviso, nel difficilissimo intento di riportare la musica classica fuori dai tempi sacri e fra le persone, coinvolgendo un pubblico molto eterogeneo. E se vi pare poco...

lunedì 4 luglio 2011

Montag oder Mittwoch #2 - Laues Lüftchen.

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rullino #5
Domenica 13 Marzo verrà da me ricordata come la prima domenica di primavera dopo il mio primo, freddo e lungo inverno berlinese. Vedere la primavera arrivare dopo un inverno così lungo è una delle cose più belle di cui si possa fare esperienza.
Le domeniche di sole a Berlino seguono più o meno sempre la stessa tabella di marcia, almeno per me: spostamento nel vecchio Est, brunch e giro per il mercato delle pulci di Mauer Park.
A dire la verità, il mercato in sé è molto carino ma dopo due domeniche ci si accorge che è sempre uguale. Ma Mauer Park è anche un posto che la domenica si anima di variegati personaggi a caso. Quella domenica, ad esempio, il mio amico Paul aveva detto “Dai, c'è il sole: facciamo una specie di festa!”. La festa consisteva in tre carrelli della spesa pieni di dischi e birra. Lui e il suo amico Till montarono una postazione per Dj e l'attaccarono ad un generatore. Trovarono anche il modo di appendere una mirrorball.
Stesi la mia copertina dell'Ikea da settanta centesimi per terra, mi approvvigionai al carrello della birra e mi misi ad osservare l'accadimento.
Guardando la mirrorball che sbrilluccicava nel cielo e tutte quelle persone che, tranquillamente, cominciavano a ballare elettronica alle due del pomeriggio, non poté non venirmi in mente la mia cara piazza Dante, dove i giovini veronesi si riunivano il mercoledì sera per suonare e dove, dopo un'ordinanza idiota del caro sindaco Tosi che vietava di suonare strumenti dopo le 22, comparvero volanti della polizia violente e con i fanali roteanti. A quei tempi scrissi una lettera poco simpatica al mio primo cittadino, in cui chiedevo se davvero pensasse che l'intento primo dei giovini veronesi fosse quello di svegliare la sig. Rosa, che si lamentava perché i butei i fasea cagnara. Non pensava, il primo cittadino, che forse i giovini veronesi erano lì a suonare i bonghi perché non c'era null'altro da fare? Ragionavo sul fatto che, a causa di questo terrore instillato da ordinanze roboanti, a nessuno dei miei amici veneti sarebbe mai venuto in mente di fare una cosa come andare in un parco con i carrelli pieni di dischi e birra.
Ricordo, peraltro, che una volta dei miei amici si trovarono in un parco di Verona per registrare un video. E la polizia arrivò perché qualcuno si era preoccupato e insospettito dal fatto che nel parco ci fosse troppa gente.
La festa di quella domenica, che i miei amici avevano chiamato “Laues Lüftchen”, che vuol dire “brezza leggera”, si protrasse fino al tramonto, che a Berlino a marzo arriva ancora presto. Con il calare delle tenebre arrivarono anche i poliziotti, che chiesero cortesemente i documenti e ci invitarono a levare le tende.
Non è che Berlino sia la patria della libertà assoluta, eh. Anche qui ci vogliono i permessi e bisogna seguire delle regole. Ma almeno qui possiedono una cosa fondamentale che si chiama buon senso.
Vista la buona riuscita del primo djset, i miei amici ne hanno organizzati altri, sempre nel fine settimana.. Una domenica hanno dovuto cambiare posto tre volte. Alla fine hanno trovato un prato lungo un canale che confina da un lato con una zona industriale e dall'altro con l'autostrada. I vicini rombiballe erano sempre in agguato e la polizia è venuta a far visita anche lì. Ma ci avevano lasciato fare. Avevano detto che finché le lamentele non sono troppe, potevamo andare avanti. Da quelle parti la polizia ha spesso a che fare con cose ben peggiori di un centinaio di poco più che ventenni che ballano.
Ecco, io sono sicura che in realtà certe cose potrebbero accadere anche dalle nostre parti, se solo ci togliessimo dalla testa tutti i divieti e le paure insensate che ci hanno inculcato da tempo immemore. Ecco, io non so come, ma vorrei tanto che la gente ballasse nei parchi, o anche solo che ci andasse. Perché mi sembra che non siamo capaci neanche di andare al parco.
Forse basterebbe comprare a Tosi un biglietto d'aereo per Berlino per la prossima domenica.

venerdì 1 luglio 2011

Grassroots Internet Revolution

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- La sociologa Chiara Saraceno sulla bozza della finanziaria e l'impatto che i tagli avranno su moltissime donne italiane (su La Repubblica, via Lipperatura).

- Una bella compilation di Bitch Media che raccoglie dei pezzi originalmente scritti e/o registrati da artisti di colore, ma che hanno raggiunto il successo e la notorietà solo dopo essere stati coverati da artisti bianchi. Fate particolare caso alla versione originale di "Tainted Love" di Gloria Jones.

- Frankin D. Roosevelt abbigliato con un bel vestitino bianco e delle scarpine di vernice?

Betty Draper legge Francis Scott Fitzgerald, Mad Men, stagione 1
- Flavorwire propone un listone con tutti i libri che compaiono nella serie tv Mad Men. Prendete appunti per le vostre letture estive.

- Una bella riflessione di Paolo Nori sul calo del consumo dei quotidiani in Italia.

- Facebook vs "vita reale" in un video della English National Opera.

lunedì 27 giugno 2011

Never trust a pretty girl with an ugly secret ovvero su come non posso più fare a meno di Pretty Little Liars.

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L’estate è la stagione delle vacanze ed è per questo che generalmente quando accendiamo la televisione in Italia troviamo una marea di repliche. Negli Stati Uniti durante la stagione calda vengono proposte quelle serie che non hanno trovato spazio nella programmazione invernale.
L’anno scorso la Abc family ha risollevato i nostri spiriti annoiati con un piccolo gioiellino di trashiume che si chiama Pretty little liars. PLL, come lo chiameremo d’ora in poi, tratto dall’omonima serie di libri scritta da Sara Shepard è un mix tra giallo e teen drama.
Le protagoniste sono quattro ragazze: Hanna, Aria, Spencer e Emily. Il gruppo di amiche si scioglie quando la loro leader, Alison, scompare misteriosamente. Un anno dopo, dopo la scoperta del corpo dell’adolescente, le quattro cominciano a ricevere strani messaggi da una fonte anonima che si firma A. e minaccia di rivelare i segreti di cui solo Alison era a conoscenza. Le giovani hanno non poco da nascondere: Aria ha una relazione con il suo professore, Hanna va in giro a negozi a rubare, Spencer ruba tutti i fidanzati alla sorella maggiore e Emily che non è nuova alle relazioni saffiche.
Tutto questo è ambientato in un universo dove il più grande gesto d’amore che si può fare per una ragazza è tagliarsi i capelli e nel quale se si hanno due ciuffi rosa si è considerati alternativi e disapprovati dalla brava gente del posto. Ovviamente in un a città del genere una ragazza si può chiamare Mona, organizzare un camp Mona per il suo compleanno e rendere felici molti ragazzi.
Durante l’arco della storia si susseguono colpi di scena a non finire e i metodi di A. per spaventare e manipolare le fanciulle crescono di creatività e originalità di puntata in puntata. Ma la cose più trash dell’intera serie è sicuramente la fotografia curata da Dana Gonzales, il Duccio Patanè americano. Per chi non fosse familiare con il lavoro di questo grandissimo fotografo, spieghiamo cosa vuol dire: luci aperte al massimo, flashback in cui il colore predominante è il giallastro, scena piatta insomma una fotografia alla “cazzo di cane”.
Ma nel minestrone di trash che è c’è un tema che non viene trattato superficialmente: la sessualità femminile.
Innanzitutto parliamo del mio personaggio preferito: Hanna. La ragazza con un passato da “sfigata” è riuscita a conquistare la vetta della piramide sociale scolastica. Per questo motivo il suo ragazzo è il classico campione sportivo. Classico per modo di dire, perché al contrario di tutti i normali adolescenti vuole aspettare il matrimonio per concedersi alla sua amante.
Al contrario la mia beniamina vuole consumare la sacra unione subito e quasi “stupra” il suo ragazzo. Finalmente una serie dove non è la donna che si fa problemi per la prima volta, ma l'uomo. Però il motivo per cui stimo tantissimo questa ragazza è che ha abbastanza rispetto per se stessa per portare con sé un preservativo. Anche più avanti nella serie, quando finalmente arriverà la sospirata prima volta, Hanna si dimostra intelligente e chiede al suo compagno se ha un preservativo.
Un’altra faccia della sessualità al femminile viene esplorata tramite Emily, anche lei fidanzata con uno sportivo della scuola. Fin dall’inizio si nota il suo disagio nelle situazioni d’intimità con il ragazzo. Quando una nuova giovinetta si trasferisce nel vicinato (nota trash: la tipa interpreta adolescenti da ormai 15 anni, la potete trovare anche in my so-called life, Dawson’s creek e Buffy), Emily intraprende con lei quella che non è solo una semplice amicizia. Dopo un lungo periodo di confusione, Emily riesce ad accettarsi e a fare coming out ai suoi genitori. Più in là nella storia la nostra protagonista, grazie alla sicurezza ritrovata, riuscirà ad essere d’aiuto a un’altra ragazza che si trova nella stessa situazione.
Questa storyline è particolarmente importante perchè in essa non solo si affronta l'omosessualità in modo molto onesto, ma si racconta anche l'omosessualità vissuta dalle minoranze.

La sigla è in sintonia con lo stile della serie, anche qui immagini smarmellatissime in cui le quattro ragazze preparano quella che è il cadavere-bambola di Alison. La canzone è scritta e interpretata dal duo folk The pierces e si intitola Secret. Parla, non a caso, di segreti da portare nella tomba.

venerdì 24 giugno 2011

La linea sottile dell'ipocrisia: il caso della pillola dei "cinque giorni dopo"

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Nelle scorse settimane si è tornato a parlare dell'eterna questione morale dei contraccettivi d'emergenza: la decisione di mettere in commercio anche in Italia la cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo ha, com'era prevedibile, scatenato un putiferio. Sul web si sono rincorsi articoli ed interventi che hanno spesso assunto un tono da santa inquisizione, ma di che cosa si tratta veramente? Ella One, questo il nome del farmaco incriminato, è una pillola a base di unipristal acetato: agisce, solo se assunta entro 5 giorni al rapporto a rischio, come contraccettivo d'emergenza. Il principio attivo impedisce l'azione del progesterone, inibendo l'ovulazione e creando alterazioni nella parete uterina. Non si tratta di un farmaco abortivo, e per questo non è equiparabile alla RU-486; i sostenitori della tesi secondo la quale Ella One causerebbe l'aborto affermano che il fatto stesso che si renda necessario un test precoce di gravidanza prima dell'utilizzo della pillola sia indice delle sue capacità abortive. Tuttavia le motivazioni alla base di tale indicazione sono legate ai possibili effetti che il farmaco avrebbe sul feto in caso d'instaurata gravidanza: precauzioni che vengono prese anche rispetto a molti altri farmaci, nessuno dei quali a scopo abortivo. E allora quali sono le differenze rispetto alla normale pillola del giorno dopo? Semplice, il solo fatto che Ella One può essere efficace fino a 5 giorni dopo il rapporto, un dato di non poco conto in un paese come l'Italia dove trovare un medico che prescriva questo farmaco è una vera e propria

odissea. Tutto qui? Tutto qui e, mi viene da dire, proprio qui casca l'asino, perché in Italia si gioca ancora, con grande facilità, sulla pelle delle donne. Questioni politiche e morali, spesso legate al semplice "braccio di ferro nell'esercizio del potere", finiscono per giocarsi sul campo di battaglia sbagliato. Nel nostro paese i temi della contraccezione sono veri e propri tabù e siamo attestati nelle ultime posizioni della classifica europea in ambito di sessualità consapevole. Secondo il rapporto dell'Osservatorio nazionale sulle abitudini sessuali e le scelte consapevoli il 53% delle donne italiane mostrerebbe una mancata volontà di uso dei contraccettivi, il 38% un'errata conoscenza ed utilizzo di tali metodi e solo lo 0,3% delle donne al di sotto dei 19 anni avrebbe una buona educazione sessuale. Non stupisce. A scuola, la nostra povera e martoriata scuola, le ore di educazione sessuale sono un "di più" spesso affidato non ad esperti, ma al buon cuore di qualche volonteroso professore di scienze e vengono realizzate, quando questo avviene, solo tardivamente. Una ragazza su 5 infatti ha già avuto rapporti sessuali prima dei 15 anni: l'ora di educazione sessuale in prima superiore è dunque spesso da considerarsi retroattiva.
I più giovani cercano informazioni sul web, incappando spesso in siti che affermano tutto ed il contrario di tutto. Se si vanno ad esaminare alcune delle domande poste su uno dei più importanti, e più utilizzati dai giovanissimi, motori di ricerca, Yahoo answer, alla voce "Salute della donna", ci si potrà fare un'idea di quale confusione regni nella mente dei ragazzi sul tema sesso e contraccezione. Dal mito della pillola che "fa ingrassare" a quello dell'efficacia del coito interrotto. Dal corretto utilizzo del preservativo alla possibilità o meno di fare il bagno in mare durante il ciclo mestruale. Domande a cui dovrebbero essere date semplici e chiare risposte da persone competenti, ma questo non avviene. Perché? Le risposte possono essere tante, ma viene il dubbio che ancora sia viva nel nostro paese la mentalità secondo la quale il sesso è qualcosa di sporco e "sbagliato" quando non esercitato all'interno di un rapporto sancito. Il sesso si fa, ma non se ne deve parlare e tantomeno si deve rendere la vita "più facile" ai giovani dando loro informazioni corrette. Ovviamente i ragazzi, informati o meno, fanno sesso e spesso questo porta a situazioni di rischio che potrebbero essere facilmente arginate con un intervento educativo minimale. Si continua invece a pensare che l'ignoranza funga da deterrente. Un'altra questione appare chiara: la difficoltà nel ricevere aiuto anche qualora si voglia effettivamente agire in modo responsabile, il che vuol dire, in alcuni casi, anche non "fare finta di nulla" ma cercare di ricorrere alla contraccezione d'emergenza. Troppi ospedali rifiutano la prescrizione della pillola del giorno dopo ed i ritardi spesso rendono inefficace questo strumento costringendo, in alcuni casi, ad un successivo aborto. Anche qui si pensa che la non prescrizione funga da deterrente: "Hai voluto fare sesso e qualcosa è andato storto? Ora ne paghi le conseguenze. Dovevi agire in modo responsabile". Ovviamente questo "pedaggio" è a solo appannaggio della donna, che si vede costretta a peregrinazioni, disagi e spesso mortificazioni. Che cosa si dovrebbe fare allora? Prima di tutto informare e farlo fin dalla più giovane età. E' meglio insegnare l'uso del preservativo, accompagnare la figlia in consultorio per la prescrizione della pillola, del cerotto o dell'anello, educare al rispetto di se stessi e offrire una visione del sesso come qualcosa di bello e anche divertente, ma che va però praticato con la testa. E' meglio, in caso di fallimento dei metodi contraccettivi, far sì che ogni ospedale prescriva la pillola del giorno dopo impedendo, in questo frangente, l'obiezione di coscienza che in questo caso rappresenta un vero e proprio assurdo (cosa diremmo se un medico non ci prescrivesse l'antibiotico per obiezione di coscienza?). E' meglio avere un margine di tempo maggiore con la messa in commercio della pillola dei 5 giorni dopo. E' meglio, in fondo, tenere più in considerazione la salute fisica e psichica delle donne e meno astratte e alquanto nebulose questioni morali.

mercoledì 22 giugno 2011

I LIKE YOU SO MUCH BETTER WHEN YOU'RE NAKED PRESENTS: Ludwig Feuerbach

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Questa è una nuova rubrica, ed è anche probabilmente la più imbarazzante di Soft Revolution. "I like you so much better when you're naked" esplorerà le cotte deliranti/ridicole che abbiamo avuto nel passato - perché neanche quelle potevano essere normali.

C'è chi a diciassette anni era innamorata di Brad Pitt. Poi c'è chi, come me, in quinta superiore si prendeva una cotta per un filosofo morto nel 1872.

Ludwig Feuerbach e la sua barba erano oggetto dei miei sogni proibiti nel periodo della maturità. Il mio cervellino fuso dallo studio prendeva di nuovo vita solo ad accennare alla sinistra hegeliana; quando qualcuno mi parlava dell'ateismo filosofico, rischiavo un arresto cardiaco.

Non ricordo esattamente da dove sia nata la passione per il buon Ludwig.
Alla fine della quinta ero un'anticattolica imbizzarrita, quindi particolarmente propensa ad innamorarmi di un vecchio con una teoria molto complessa su come l'uomo si fosse inventato Dio. “Porre alcunché in Dio, o derivare alcunché da Dio, null'altro significa che sottrarlo al controllo della ragione, significa porre alcunché come indubitabile, come inviolabile, come santo, senza volerne spiegare il perché.”
Forse, molto più semplicemente, potrebbe essere stato il fatto che anche lui odiava quell'infame di Hegel.

Quando dico che avevo un cotta, intendo proprio una cosa seria. Ci sono ex compagne che ancora mi prendono in giro per la mia famosa esclamazione “Oh Ludwig, io e te tre metri sopra l’iperuranio!”, pronunciata in classe ad un volume spropositato, mentre una mia amica veniva interrogata proprio su Feuerbach e prendeva l'ultimo 4½ della sua carriera scolastica.

Una mia cara amica mi fece questo mentre studiavo per l'orale e non facevo altro che parlare di quanto Lud fosse fantastico:



Feuerbach ha anche avuto una vita personale piuttosto travagliata. Citando dalla sempre affidabile Wikipedia:

“Una relazione con Johanna Kapp, figlia dell’amico filosofo Christian, provocò una burrasca familiare, mentre il fallimento della fabbrica di porcellane significò la perdita di tutte le proprietà della moglie e costrinse Feuerbach a trasferirsi con la famiglia, nel 1861, nel borgo di Rechenberg, vicino a Norimberga, in condizioni di estrema povertà, alla quale cercarono di porre qualche rimedio gli amici e il Partito socialdemocratico dei lavoratori, al quale aveva aderito.”

Più di tutti i filosofi, Ludwig soddisfava il mio feticcio per le barbe, il mio fanatismo antireligioso, il mio bisogno di cazzate.
A diciotto anni non facevo le bave per Johnny Depp: io abbracciavo il mio libro di filosofia e languivo per Ludwig Andreas Feuerbach, anni 204, filosofo, rovinafamiglie, ma sopratutto odiatore di Hegel.

lunedì 20 giugno 2011

Grassroots Internet Revolution

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- Femininity and the Proposed Badminton Dress Code su Sociological Images.

- Per le fan di Gilmore Girls: il nuovo post della serie Pop Pedestal di Bitch Media è dedicato al personaggio di Sookie St. James.

- La nuova campagna di Greenpeace contro Mattel ha un che di sessista. L'analisi di Giovanna Cosenza.

- Sulla variabilità del fenomeno dello street harassment, tanto a caro agli italiani.

- Questo post ha già avuto la sua settimana di popolarità su Facebook, ma voi ve lo segnaliamo lo stesso, nel caso in cui ve lo foste persi/e: Fare ricerca sulla storia femminile nuoce alla carriera su La ventisettesima ora.

- Qualche riflessione sui nuovi dati relativi all'occupazione femminile (dal rapporto Istat 2010).

Con relativo post di Gwen Sharp.

giovedì 16 giugno 2011

Queneau a fumetti: la storia di Zazie e della sua voglia di metró

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Cosa succede quando una ragazzina viene affidata per qualche giorno allo zio (che vive a Parigi), mentre la madre è via col fidanzato, e l’unica cosa che le interessa fare una volta arrivata nella capitale è vedere il metró? Succede che il beneamato treno sotterraneo non lo riesce a vedere, ovvio. Queneau non ci vuol mica accontentare subito. Niente metró per Zazie: c’è sciopero. La ragazzina (non ancora adolescente, ma lì lì per diventarlo), neanche a dirlo, dà di matto e inizia a vagare per la città, sciorinando commenti indispettiti addosso a chiunque. Vista da qui, Zazie potrebbe sembrare una normalissima (e fastidiosissima) bambinetta pestifera (e per certi versi lo è davvero), ma una parte di lei è ribelle e rispondona* nell’accezione più eroica del caso: la fillette fissata col metró (si vedrà poi) è impavida e ostinatamente curiosa. L’ eroina letteraria perfetta, ecco.
Raymond Queneau scrive “Zazie nel metrò” (Zazie dans le metró) nel 1959. Il romanzo, diventato poi un classico della letteratura francese, viene portato sul grande schermo da Louis Malle praticamente subito dopo l’uscita, nel 1960. Più di recente, nel 2008, il fumettista Clément Oubrerie (premiato al Festival di Angouleme nel 2006, per l’opera Aya de Yopougon, realizzata con Marguerite Abouet) ne ha fatto un graphic novel, che in Italia è stato pubblicato quest’anno nella nuova traduzione di Viola Cagninelli (con tanto di brillante prefazione curata da Stefano Bartezzaghi).

martedì 14 giugno 2011

Ciao, sono Shiga Toxin-producing Escherichia Coli, il batterio killer!

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Stiamo per morire. Almeno a giudicare dai media, è in arrivo l’ennesimo batterio distruttore di genti-neanche fosse la Guerra dei Mondi, dico io- pronto a fare cataste di vittime, esattamente come la SARS, il virus H1N1 o l’influenza suina – ah no, scusate, quelle non hanno fatto stragi. Ma non si sa mai, meglio prevenire che curare! Aspettiamo quindi con trepidazione il vaccino che prenderemo a tonnellate di dosi (inutili). Ah si, sempre che capiamo dov’è che si trova esattamente, il cattivissimo batterio killer!
Allora, all’inizio era certo che fosse sulla buccia dei cetrioli. Poi l’allarme è passato anche ai pomodori. Poi alla carne cruda. Poi ai germogli di soia e al latte non pastorizzato. Poi si è scoperto che era uno scherzone e che in nessuno di questi alimenti c’era il micidiale batterio killer - d’ora in poi BK- e che per il momento è un po’ come Padre Pio, è dappertutto e da nessuna parte.
E quindi come fare per non essere contagiati dal malefico BK? Un team di scienziati ha elaborato le seguenti linee guida: lavare la frutta e la verdura con l’acqua, cuocere la carne e non mangiarla cruda, lavarsi le mani prima dei pasti e dopo aver toccato gli animali. Per fortuna l'hanno detto, altrimenti dopo essermi rotolata per terra con il mio cane andavo a mangiarmi la carne cruda, condita di insalata piena di terra e appena strappata dall’orto. C’è mancato un pelo eh.
Nel caso in cui queste vitali informazioni vi giungano un po' in ritardo e abbiate appena completato un pasto a base di carne fresca e non cotta con un paio di cetrioli presi direttamente da Madre Natura, i sintomi sono gli stessi della gastroenterite. Magari vi potrebbe suonare un campanello d'allarme se vedete sangue nelle feci, avete febbre, vomito, dolori all'addome, vi collassano i reni e ci sono danni celebrali (ampiamente verificabili stando comodamente a casa). Poi morite e a quel punto potete essere certi che era quel burlone del BK!
Ma non solo il BK è subdolo, è pure sessista! Infatti la maggior parte delle persone colpite (il 68%, a quanto pare) sono donne. Il team geniale ha teorizzato che magari è perché passano più tempo degli uomini in cucina e perché mangiano più insalata. Sexual equality at home saves lives! E anche il McDonald qualche volta, quindi bandite l’insalata per una settimana o due; poi vi servirà seriamente un buon nutrizionista, però almeno sarete vive.

giovedì 9 giugno 2011

My So-Called Books: Annie on my Mind di Nancy Garden

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Vorrei poter raccogliere il tempo necessario per esplorare la sezione ragazzi di una biblioteca italiana qualsiasi, vedere cosa offre il panorama YA della nostra penisola, cosa c'è e cosa non c'è, quali categorie di personaggi sono adeguatamente rappresentate e quali invece compaiono solo sporadicamente.
Vorrei poter farlo perché non mi fido dell'attendibilità dei miei ricordi. I libri per ragazzi che leggevo dieci, dodici anni fa saranno indubbiamente diversi da ciò che si trova oggi in commercio. Almeno questo è quello che mi ripeto, onde evitare il precipizio del pessimismo cosmico, ogni qual volta noto che splendidi best-sellers e long-sellers stranieri non sono mai stati tradotti e pubblicati in Italia.

Vorrei sapere se qualcosa è cambiato dai primi anni zero.
Scorro una lista compilata da Lisa Jervis per Bitch Magazine. Correva l'anno 1998. Il sottotitolo dell'articolo in cui l'ho trovata recita An Annotated Bibliography of the Lesbian Young Adult Novel. Il pezzo consiste nella presentazione di una manciata di libri che, nel bene e nel male, hanno segnato la letteratura per ragazzi americana. Sono tutti romanzi che hanno per protagoniste ragazze o donne lesbiche. Solo uno di essi è stato tradotto in italiano e l'ultima edizione risale al 1997. L'ultimo della lista è Annie on my Mind di Nancy Garden.

Prima di leggere Annie on my Mind ammetto di aver scorso l'intervista all'autrice che si trova nelle ultime pagine del volume. C'era qualche spoiler che avrei potuto evitarmi, ma anche molte informazioni preziose sull'esplorazione del genere e dei più vari orientamenti sessuali nella letteratura per ragazzi odierna negli Stati Uniti. A colpirmi è stata soprattutto la contrapposizione tra la grande varietà di libri e storie disponibili oggi sul mercato e lo stato in cui riversava lo stesso settore trent'anni fa. Nancy Garden racconta come fino a non molto tempo fa si trovassero in commercio solo libri in cui le protagoniste lesbiche arrivavano alla fine del romanzo “convertite” all'eterosessualità, stuprate da qualcuno, tremendamente infelici, ammazzate o casualmente morte in un incidente stradale. A detta dell'autrice, far terminare le storie in questo modo era l'unica strategia possibile per farle pubblicare, poiché un finale in cui la protagonista veniva “punita per i suoi comportamenti amorali” compensava in qualche modo le storie d'amore più o meno esplicite che occupavano il resto della vicenda. Gli editori non erano disposti a correre il rischio di pubblicare romanzi a lieto fine.

mercoledì 8 giugno 2011

Referendum 12-13 giugno, ovvero di cose serie.

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Diario semiserio di una quasi-politica

Del referendum...
Sono settimane che lavoro sul referendum: riunioni, volantinaggi, iniziative, banchetti. Con inaspettato senso civico le persone sembrano essersi risvegliate dal loro consueto torpore e partecipano con entusiasmo, creando ulteriori eventi e stimolando l'attività dei partiti e dei comitati promotori delle votazioni. Non riesco più nemmeno a fare il conto dei ragazzi che, da fuori sede, mi hanno chiesto come fare per votare e si sono fatti iscrivere negli elenchi dei rappresentanti di lista facendosi spedire da casa la tessera elettorale. Ho spiegato la procedura fino allo sfinimento, ma è stata una grande soddisfazione, così com'è una grande soddisfazione quando sono le persone a venire a chiedere brochure e volantini ai banchetti e non tu ad inseguirli vedendoli sgusciare via come si fugge da un lebbroso. E la campagna continua sul web, perché la tv ed i giornali ne parlano poco, troppo poco, dando spesso informazioni errate. La gente però questa volta non si fa fregare: la posta in gioco è troppo alta e non si tratta, come spesso accade di cose che sono sentite come lontane ed appartenenti a sfere dell'esistenza che non ci riguardano. Ci sono però dei casi limite che forniscono tutti i giorni uno spunto d'inattesa ilarità per il volantinatore coatto. E dato che la sottoscritta fa del riso la sua bandiera, perché non condividere questo amaro buon umore con voi?
Sabato pomeriggio, centro città, banchetto per i 4 Si al referendum. Sono in piedi ormai da due ore e la stanchezza alle gambe si fa sentire. Non mi annoio, ma vorrei allontanarmi per andare a strafogarmi di jogurt gelato con la frutta: l'impresa è ardua perché il banchetto è molto frequentato e non ci sono "momenti di fiacca" di cui approfittare per darsi alla macchia. A pochi centimetri di distanza stazionano altri tre ragazzi, promoter di una piscina, con cui ci vediamo ormai da diversi sabati. Ad un certo punto la ragazza più giovane mi si avvicina.
"Hai un momento?"
"Certo" le rispondo. "Vorrei farti una domanda sul referendum, visto che mi sembri dentro le cose" (Beh...direi...sono qui a far radici da un pò...). "Dunque... mi chiedevo... ma perché voi siete contro il nucleare? Insomma, la bolletta scenderebbe e la mia bolletta è molto cara. In un periodo in cui va male per tutti non sarebbe meglio pensare ad abbassare i costi per le famiglie?" Inquadro il soggetto: ragazza che non s'interessa di nessuna tematica legata all'interesse comune, attenta se mai solo al suo orticello. Tento l'approccio tecnico spiegandole che la realizzazione delle centrali costa e che prima che il costo di realizzazione sia ammortizzato le bollette non scenderanno di sicuro. Le spiego che anche la gestione ha un costo, soprattutto per un paese che dovrebbe comunque importare materie prime dall'estero e che non ha le forze necessarie per lo smaltimento dei residui in sicurezza (e che dunque anche qui ricorrerebbe all'aiuto di un paese estero che, giustamente, non si beccherebbe le scorie a gratis). Le spiego che ci sono molte altre fonti energetiche rinnovabili in grado, in un paese ricco di sole come il nostro, ad esempio, o di siti utili per il geotermico, di far fronte alle nostre esigenze senza con questo ricorrere a strumenti il cui controllo e manutenzione sono onerosi e, avanzo la supposizione, non del tutto sicuri in un'Italia, si sa, spesso dedita al "ma si...finché la barca va, lasciala andare...". Annuisce ma continua imperterrita a sostenere che la sua bolletta è troppo alta e che "così non va", meglio provare la strada del nucleare. Votare non serve, sostiene, tanto poi i "politici" fanno comunque quello che vogliono. Tento di spiegarle che non è proprio così. Che se c'è un'espressione di volontà popolare questa è vincolante e che, ad esempio, non è che abbiamo la Repubblica e non la monarchia in base all'aria che tira o al politico di turno. Non mi segue, lo vedo chiaramente. Tento il tutto per tutto con la carta "politico che si rivolge alle pance della gente" e la butto sull'emotivo: "Ma insomma...tu la vorresti una centrale qui a Parma?" . Mi guarda con due occhi enormi e scuote la testa "Ma no, assolutamente! Ma avevano detto che la facevano a Modena!!!". A quel punto scuoto io la testa. Non ho altre carte. Non voglio nemmeno provare a chiederle se sa che, se succedesse qualcosa alla centrale "a Modena" moriremmo tutti nel giro di poco, molto poco. Non le chiedo nemmeno se non pensa che sia semplicistico far venire un accidente ai vicini di casa pur di avere qualche euro in meno in bolletta. Non le chiedo nemmeno se le sembra sensato piazzare una centrale, che in tutti gli altri paesi viene collocata in aree di rapida e facile evacuazione, nella zona più popolosa e fittamente urbanizzata d'Italia. Non le chiedo nulla, perché sarebbe una battaglia persa e sto perdendo tempo. Torno a dare via i miei volantini ridendo di un riso amaro. 57 chilometri, per qualcuno, fanno la differenza.
INFORMIAMO, DIFFONDIAMO, DISCUTIAMO, come fra l'altro ha già fatto, in modo preciso e puntuale, Scimmia Gialla su queste pagine. Perché di questo qualunquismo l'Italia non ha bisogno.

lunedì 6 giugno 2011

Grassroots Internet Revolution

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- Skechers Shape-Ups for Tweens su Sociological Images. Un altro prodotto che ci mancava: le scarpe rassoda-chiappe per bambine.

- #YAsaves, Ignorance Hurts. L'imperitura polemica sulla presunta dannosità della narrativa per ragazzi torna sulle pagine del Wall Street Journal. Quella che vi consigliamo è l'analisi del pezzo incriminato a cura di Deb Jannerson di Bitch Media.

- Un tizio compra uno stock di VHS ad un garage sale e ci trova il finale alternativo del film Election, con una giovanissima Reese Whiterspoon.

- L'ultimo capitolo delle Adventures in Feministory di Bitch è dedicato a Saffo.

- Il matrimonio reale come occasione per parlare del ritorno della figura della principessa nell'immaginario collettivo e nei prodotti per bambine della Disney. L'articolo di Laurie Penny per Internazionale e le illustrazioni denominate The Seven Disney Sins di Chris Hill.

- Scissorhands20th. Sono passati venti anni da quando è uscito Edward mani di forbice. Alcuni illustratori si sono uniti e hanno re-interpretato il film. Nel blog le foto dei loro disegni.

- Fat Hatred as Entertainment su Meloukhia.

- The Edward Cullen Underpants Conundrum. O: dell'oggettificazione di Robert Pattinson.


- Infine, fatevi un favore e guardate questo breve ma intenso filmato in cui Giulia Blasi intervista Eve Ensler, autrice de I monologhi della vagina. Con le sue parole dovrebbero tappezzarci i muri delle scuole.

domenica 5 giugno 2011

It’s not my Crew, It’s my family: MTV America’s Best Dance Crew

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America’s best dance crew rientra nel filone dei programmi di danza che sembra vadano di moda in questo periodo. Attenzione però, so che questo potrebbe farvi rimembrare programmi italiani dove la maggior parte del minutaggio è incentrato su giudici che si urlano addosso. Ma non siamo in Italia, bensì in Ammmerica e questo cambia di non poco le cose.
ABDC è un vero programma di danza. E uno dei pochi programmi di Mtv che vale la pena di guardare. Perché? Perché promuove il talento, il duro lavoro, l’amicizia e soprattutto la danza.
L’ho scoperto per caso una sera di 3 anni fa: ho acceso la tv e sono rimasta incanta da questo:


Seguito da una puntata incentrata sui musical, è già qui sapevo che non me sarei persa una puntata.
Le regole della competizione per conquistare l’ambito titolo di America’s Best Dance Crew sono semplici: ogni settimana viene scelto il tema sul quale i gruppi partecipanti dovranno basare la loro coreografia. Alla fine di ogni puntata il pubblico vota da casa e la settimana dopo le 2 crew con meno voti si fronteggiano. Alla fine sono i giudici a decidere chi dovrà tornare a casa.
Nell’arco di sei stagioni hanno partecipato crew di ogni genere: b-boys, poppers, lockers, cloggers, b-boys che ballano sui pattini, ragazzi che ballano con una corda per saltare, ballerini di danze latino-americane, krumpers. Ed è proprio questo il punto forte di questo programma portare al grande pubblico stili che non si erano mai visti in televisione e ispirare le persone a ballare.
Ogni anno ABDC ci mostra il meglio del meglio, queste sono le crew che ritengo tutti dovrebbero tenere sott’occhio:
- Jabbawockeez: Season1 Winner. Indossano sempre una maschera bianca e i guanti quando ballano in modo che lo spettatore si concentri sui movimenti e non sulla loro fisicità. Best ABDC moment: Apologize.
- Kaba modern: Season 1 contestant. Una delle crew che preferisco in assoluto. Il loro stile si basa soprattutto sulle isolation. Best ABDC moment: Sensual Seduction.
- Fanny pack: Season 2 contestant. Ballano indossando un marsupio (in inglese, appunto, fanny pack) e si ispirano agli anni 80. Best ABDC moment: Touch My Body.
- Quest Crew: Season 3 Winner. Questi ragazzi sono poliedrici. Unisco la comicità al breaking. Best ABDC moment: Toxic.
- Beat Freaks: Season 3 Runner-up. Il primo gruppo completamente femminile a distinguersi in quanto più brave dei ragazzi a ballare break dance. Best ABDC moment: Hot n’ Cold.
- Vogue Evolution: Season 4 contestant. La prima crew a portare il Voguin in televisione.
Best ABDC moment: Deja-vu
- Poreotics: Season 5 Winner. Ballano sempre con gli occhiali da sole e i loro movimenti si ispirano ai Robot. ABDC moment: Week 1: Love story.
Ma non possiamo dimenticarci dei giudici. JC Chasez, ex cantante degli ‘N Sync e Lil Moma, conosciuta in Italia solo per un terribile duetto con Avril Lavigne, sono sempre stati presenti fin dalla terza stagione. Il terzo giudice è stato sostituito più di una volta. Prima era Shane Sparks, famoso coreografo, poi Omarion, cantante del gruppo B2K sconosciuto in Italia, e quest’anno, con mia grande gioia, è arrivato D-trix, ex membro della Quest crew. I momenti del giudizio è sempre divertente da guardare perché JC ha eternamente il tono di voce del maestrino (e anche l’abbigliamento), Lil Moma porta la voce dello hood, usando frasi come You represent! o I respect that!, vestendosi però da signora “di classe” e D-trix, unico secondo me degno di giudicare veramente il ballo, riesce sempre a far sbellicare dalle risate.
Una riga va scritta anche per il presentatore, Mario Lopez. Se non sapete chi è di sicuro quando vi suonerà un campanello quando vi dirò A.C. Slater di Bayside School. Riuscito in qualche modo a mantenersi uguale a 15 anni fa (quindi un bel vedere), riesce a condurre le danze in modo eccellente e simpatico.
Questa sera ci sarà la finale della sesta stagione tra la IamMe crew e gli Iconic Boyz, in più ci si esibiranno tutti i vincitori delle passate stagioni, insomma una puntata da non perdere. Gli episodi di tutte le stagioni si possono guardare in streaming su mtv.com. So… let’s dance!

giovedì 2 giugno 2011

Referendum del 12-13 giugno 2011. Nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento “for dummies''

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Non ci sono scuse. Nonostante la confusione delle ultime settimane, i quesiti referendari sono TUTTI validi, e i prossimi 12 e 13 giugno siamo TUTTI chiamati alle urne. In quei giorni siete in vacanza? Non me ne frega niente, non solo perché io nel frattempo sarò presa con le bombe a scrivere la tesi e quindi vi odio, ma anche perché – e questo non tutti lo sanno – si può votare fuori sede!
Per farlo bisogna però fare richiesta on-line entro il 5 giugno, fingendosi “rappresentante dei promotori” (ecco qui il modulo). Non so che diavolo sia un rappresentante dei promotori e ho il sospetto che non lo sappia nemmeno chi ha inventato questo termine, ma non ha molta importanza dato che non comporta doveri aggiuntivi per chi lo fa. Purtroppo non è sicuro che riusciate effettivamente a votare fuori sede: ecco qui spiegato il perché, seguito da altri modi di fare richiesta.
La questione “nucleare” è la più incasinata, tra quelle cui siamo chiamate a votare. Cerchiamo di capire cos’è successo negli ultimi tempi e perché si è parlato dell’eliminazione del quesito referendario relativo a questo tema.
In parole povere (poverissime!) per chi si è perso qualche puntata: il governo aveva annunciato una moratoria che avrebbe sospeso per un anno l’individuazione dei siti per costruire le centrali atomiche. Il che sembrava solo un escamotage per non perdere (altri) voti alle amministrative. Poi, però, è arrivato un (apparente) contrordine sul progetto nucleare in toto.
Il testo effettivo poi inserito nel decreto legge omnibus recita infatti così:

"Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare."

Ma anche così:

“Entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge il Consiglio dei ministri adotta la strategia energetica nazionale nella definizione della quale il Consiglio dei ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione Europea e a livello internazionale in materia di scenari energetici e ambientali.”

Queste parole, che sembrano alquanto ambigue, avevano scatenato i dubbi sul referendum, anche se in realtà tanto ambigue non sono: lo stop è solo provvisorio. Tanto per sapere, i famosi “stress test” chiesti dall’UE per misurare la “sicurezza nucleare” stanno iniziando ora, in giugno. E questi rappresenterebbero le “evidenze scientifiche”, le “valutazioni in materia di scenari energetici e ambientali” su cui si baserà la nostra “strategia energetica nazionale”…che non esclude esplicitamente il ricorso all’energia nucleare!
Per fortuna, comunque, lo stesso Presidente del Consiglio ci chiarisce definitivamente le idee (video). Sì, insomma, era solo un trucco per far sì che la gente non vada a votare. Perché il nucleare ora come ora “tira” e il quorum verrebbe raggiunto; perché un secco rifiuto* al nucleare sarebbe un altro colpo all’operato del governo; perché alle urne non si decide solo di nucleare, ma anche di acqua e di legittimo impedimento.

Il decreto legge omnibus è stato fatto poi passare nei giorni scorsi, ricorrendo alla fiducia. MA LA CORTE DI CASSAZIONE HA APPENA DECISO CHE IL QUESITO RIMANE DEFINITIVAMENTE VALIDO. Andrà riformulato, dato che le norme cui si riferisce sono cambiate, ma nell’essenza rimane così com’è.
(Mentre noi sguazziamo in questo pantano di interessi politici e confusione, c’è chi ha le idee più chiare: Germania e Svizzera abbandoneranno definitivamente le centrali, spegnendo quelle che si possono già spegnere e aspettando la fine del ciclo di vita delle altre, per poi smantellarle.)

Oltre al quesito sul nucleare, però, ci si dimentica che ce ne sono altri tre: a parte quello per abrogare la norma del cosiddetto “legittimo impedimento”, che risulta comprensibile più o meno a tutti (e riassumibile in: siete d’accordo con il cancellare la norma che dà al presidente del consiglio e agli altri ministri la possibilità di non presentarsi in aula quando imputati in processi penali?), ebbene, pochi sanno cosa riguardano esattamente gli altri due, se non genericamente “l’acqua pubblica”.
Siccome non parlo il sumero antico (ma non si potrebbe scrivere i quesiti in Italiano?) il sito del comitato referendario per l’acqua bene comune mi ha dato una mano a capire di che si parla in pratica:
Il primo quesito sull’acqua riguarda le “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica”, che apre la strada alla privatizzazione dei servizi idrici, e non solo. In pratica la norma di cui si discute l’abrogazione stabilisce un piano graduale per passare dalla gestione totalmente pubblica a una gestione mista e progressivamente sbilanciata dalla parte privata, riducendo la partecipazione pubblica al 30% delle azioni nel 2015.
Il secondo quesito sull’ acqua propone invece un’abrogazione parziale della norma che determina “la tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito”, che asfalta la strada di cui prima determinando cioè che il prezzo dell’acqua non venga stabilito esclusivamente in base a considerazioni sociali e di bene comune, ma anche per “remunerare adeguatamente” il beneficiario della privatizzazione, come se fosse un investimento come gli altri. Questo vorrebbe dire aggiungere un 7% di profitti al prezzo dell’oro blu.

Fin qui ci siete? Bene. Ora, ricordatevi che CIASCUNA delle 4 domande cui sarete chiamati a rispondere per questo referendum è abrogativa. Il che significa che se scegliete di votare SI, le leggi in questione verranno abolite (ovviamente a patto che sia stato raggiunto il quorum, cioè che almeno metà di coloro che possono votare + 1, lo abbiano fatto) e si proverà a proporne di nuove. Di contro, votando NO scegliete di lasciare le cose come stanno (la legge rimane com’è e potrà produrre effetti).
Se NON volete che una cosa sia fatta, dovrete rispondere/votare SI.
Se volete che si proceda lungo una strada già intrapresa, dovrete rispondere/votare NO.
So che è scemo, ma è così. Dobbiamo ragionare all’inverso.
Quindi, messa proprio ai minimi termini:
2 SI perché l’acqua rimanga pubblica, 2 NO a favore della privatizzazione.
SI per fermare il nucleare, NO per mantenerlo.
SI per la decadenza del legittimo impedimento, NO se invece lo volete.
(Se non l’avete capito così, avete cose più importanti di cui preoccuparvi.)

I seggi saranno aperti domenica 12 giugno dalle ore 8 alle ore 22 e lunedì 13 giugno dalle ore 7 alle 15.

A me non importa che siate pro o contro l’energia nucleare, pro o contro le inefficienze (da una parte) e le considerazioni sociali (dall’altra) circa una gestione pubblica dell’acqua, pro o contro un presidente del consiglio molto… ehm… impegnato. L’importante è che non vi facciate scappare una delle poche occasioni che abbiamo per decidere direttamente di cose che ci riguardano da vicino.
Ed ancora più importante è che convinciate la gente ad andare a votare… ma non solo la gente che la pensa come voi! Anche se è per il no a tutti i quesiti, una persona in più può permettere di raggiungere il quorum.
Io e una collega di questo blog siamo addirittura andate alla Sagra della Bondola di Torrebelvicino a ricordare a tutti i paesani il referendum. Voi che avete fatto?

* In Sardegna, in concomitanza con le amministrative, è stata fatta una “prova” del quesito sull’atomo: un referendum consultivo, che ha visto il 97% della popolazione opporsi alle centrali e alle scorie. Il quorum, anche se ridotto a un terzo degli aventi diritto, è stato superato alla grande, con un’affluenza del 60% circa.
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