domenica 31 luglio 2011

After August, September. O della chiusura estiva del blog.

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Care amiche lettrici e orizzontalmente cari amici lettori,
la redazione di Soft Revolution si pregia di annunciarvi la momentanea chiusura del blog per il mese di agosto. Per ben trentuno giorni i novelli avventori avranno l’opportunità di recuperare tutto ciò che abbiamo pubblicato dall’inizio dell’anno e, volendo, impararselo a memoria, mentre i fedelissimi che già conoscono questo materiale potranno parimenti andarsene in ferie senza paura di perdersi nuove pubblicazioni.

Fate delle lunghe passeggiate, bevetevi qualche mojito, andate a vedervi “Le amiche della sposa” al cinema, insomma spassatevela come volete,
noi torniamo a settembre con il sito rimesso a nuovo e un bel po' di bella roba da farvi leggere.

Stay Soft!



martedì 26 luglio 2011

You are going to be Lemoned!

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Questa settimana parliamo di una serie di un’altra alumna del Saturday Night Live: Tina Fey. Forse la più famosa: è stata anche la prima donna ad entrare nel team degli scrittori dello show.

La simpatica donzelletta ha scritto e prodotto 30 rock, arrivato ormai alle sua quinta stagione e, ovviamente, trasmesso da Nbc (la stessa rete che trasmette il SNL). Il telefilm si basa sulle esperienze televisive di Tina. Il titolo, infatti, è l’abbreviativo di 30 Rockefeller Plaza, l’indirizzo degli studi televisivi della Nbc a New York.
La protagonista è Liz Lemon, interpretata proprio dalla Fey. Liz è la scrittrice capo del team di The Girlie Show, uno show comico che usa la stessa struttura del SNL. Nella prima puntata la vita della trentenne viene sconvolta dall’arrivo del nuovo direttore esecutivo del network, Jack Donaughy.
Il nuovo boss non solo vuole assumere Tracy Jordan, un attore completamente fuori di testa, ma licenzia il produttore dello show. Il solo fatto che ci possa essere un nuovo attore, scatena una crisi nella protagonista del Girlie Show, Jenna Marooney. La bella attrice, amica di Liz da molti anni, è piena di insicurezze e manie ed è compito di tutta la crew cercare di minimizzare le sue necessità da diva.
In questo primo episodio conosciamo anche gli altri personaggi che popolano la serie. C’è Kenneth, il page. Innamorato della televisione, il ragazzo di età ignota, è cresciuto in Georgia in una famiglia molto cristiana e molto bigotta. C’è poi tutto il team degli scrittori tra cui spiccano Frank Rossitano, un italo-americano che indossa sempre dei cappelli con scritte simpatiche, Toofer, un ragazzo di colore laureatosi ad Harvard, e Lutz che viene sempre preso in giro dal resto della troupe.
Ma torniamo a parlare della nostra protagonista. A Liz piace mangiare, è eccessivamente sarcastica e non ha molta vita sociale. Per questo il manager di successo Jack Donaughy la prende sotto la sua ala protettiva e diventa il suo mentore. Questo è un ottimo esempio di amicizia tra uomo e donna in cui non ci sia nessun secondo fine, se non quello di migliorarsi a vicenda.
La trentenne è anche una donna in carriera, non solo è a capo di uno show televisivo, ma ha vinto un Emmy e scrive anche un libro. Il fatto di aver fatto successo nel campo lavorativo però non la soddisfa: infatti, anche se non ha un compagno fisso, vorrebbe adottare un bambino.
Liz è un po’ il sunto di tutte le insicurezze delle donne moderne, ma rappresenta anche la figura della donna intelligente che deve affrontare un mondo a lei avverso. Molto spesso infatti viene citata come rappresentante televisiva del femminismo moderno. Di questo si è parlato molto durante il corso della serie, tanto che anche Tiger Beat Down ha analizzato il personaggio in un post molto bello. Devo dire che di tutti i personaggi femminili che "ho conosciuto" durante i miei anni da television nerd, Liz è quello cui penso di assomigliare di più e quindi la considero un modello a cui ispirarsi. Anche perchè Liz Lemon e Tina Fey si fondono in un unica persona che non si può fare a meno di ammirare.
La serie oramai ha passato le cento puntate e proprio per la centesima puntata è stato fatto un esperimento molto interessante dal punto di vista televisivo. La puntata è stata girata in diretta. In Usa questo vuol dire dover ripetere l'episodio due volte, una per la East coast e una per la West coast. Una serie infinita di guest star hanno partecipato all'episodio celebrativo, per esempio Tom Hanks, Michael Keaton e Kelly Ripa. Grazie a questo episodio si può apprezzare in pieno la bravura degli attori e l'intelligenza degli scrittori.
Tra poco inizierà la sesta stagione che, purtroppo, sarà l'ultima di Alec Baldwin (che interpreta Jack) quindi affrettatevi a recuperarla.

Voci di corridoio mi informano che stanno trasmettendo 30 rock il sabato e la domenica alle 19.30 su Rai4.

lunedì 25 luglio 2011

But she said no, no, no.

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Dolersi per la morte di qualcuno in lingua inglese e in forma scritta suona generalmente molto meno sdolcinato che in italiano. Dunque mi limiterò a dire che la morte di Amy Winehouse mi ha fatto veramente girare le palle, perché dire che mi ha spezzato il cuore non renderebbe la totalità del concetto. Per quanto si possa dire che Amy sia finalmente riuscita nel suo intento di percorrere la spirale discendente credo che questa affermazione sia limitante e in definitiva poco delicata, cosa che generalmente interessa poco a chi è investito del gravoso compito di scrivere un titolo che è topico perché include l'espressione '27 anni', una cosa mediaticamente masticabile che si sputa quando perde l'aroma artificiale (facciamo due giorni).
Per rendere la mia rabbia più accettabile e persino costruttiva ho fatto una cosa abbastanza alla Hornby, e cioè ho scritto una lista del Perché la Morte di A.W. Mi ha Fatto Girare le Palle.
  • Sentire una canzone di Amy Winehouse per la prima volta quando sei in macchina significa sbattere la mano destra sul volante e andare via veloce pensando a cose come 'cazzo sì'. Perché le sue canzoni erano così, non erano la solita merda che passa la radio, ma non è neanche la melodia facile da parruccona soul, che va bene solo fino alla fine della stagione (non è pseudo-gonzo, è che proprio non ve lo so spiegare altrimenti).
  • Amy aveva un talento canoro e nella scrittura che le era stato riconosciuto più volte nella sua relativamente breve carriera, con una serie di premi consistente che sta a dimostrare (ammesso che ce ne fosse bisogno) quanto poco un premio sia garanzia di talento e/o qualità musicale. Perché i testi delle cantanti da successo radiofonico (e da Grammy) sono di solito veramente insulsi. Non c'è bisogno che venga io a dirvelo, date un'occhiata alle ultime vittorie delle nostre amiche dal look – oh! - stravagante.
  • Il look stravagante di Amy Winehouse era il look stravagante di Amy Winehouse. Che poi sia diventato mainstream al punto che ti sembra di vedere Amy Winehouse ad ogni fermata del tram è un'altra cosa. E comunque essere delle popstar significa anche questo, ed iniettare originalità, eventualmente non facendo del marketing per qualcuno, è una delle cose che fa sempre piacere ricevere per iniezione.
  • Amy Winehouse aveva qualche problemino di salute mentale oltre che di droga, probabilmente legato a trascorsi coniugali difficili e a disturbi dell'alimentazione. Fattori che notoriamente non si combinano bene con le pressioni legate alla fama e all'industria musicale. Quanta orribile e triste contingenza.
  • Veramente Amy non le mandava a dire: una persona decisamente poco legata al compromesso. Mi ricordo che cominciai ad apprezzarla anche da questo punto di vista quando lessi su una rivista musicale che aveva sbottato pubblicamente durante un meeting in cui c'era Bono che faceva tutti quei suoi soliti discorsi da vecchio prete, e quando le era stato presentato si era limitata a dirgli “thanks for funding my album”.
  • Come scrive Barbara Ellen del Guardian Amy aveva rivitalizzato la scena musicale femminile britannica, spianando la strada per un'artista come Adele, spandendo germi di ispirazione per una nuova generazione di musiciste. Il pubblico pagante che a Belgrado le ha fischiato è ora inevitabilmente in lutto.
Era stata insomma un'artista in grado di esprimere in forma brillante i sentimenti di una ragazza forte e fragile del nostro tempo e se n'è andata, ormai stremata. Over futile odds / And laughed at by the gods / And now the final frame / Love is a losing game.

venerdì 22 luglio 2011

Al massimo...c'è sempre il divano.

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E' estate, è tempo di vacanze, ma per molti giovani, e meno giovani, diventa difficile progettare un viaggio a causa dei costi spesso elevati e delle magre finanze a disposizione. Verdeanita, in un articolo precedente, ci ha illustrato i benefici del carpooling in termini economici e di possibilità di conoscenze: si viaggia in compagnia, si dividono le spese, si socializza un pò. Un buon modo per partire, ma poi, una volta arrivati a destinazione, come fare con l'alloggio? Non sempre è possibile trovare posto in ostello e in alcune località anche i prezzi dei b&b sono proibitivi. E dunque? Dunque si può ricorrere al couchsurfing: di divano in divano attraverso tutto il mondo. Ma di che cosa si tratta? Il principio è piuttosto semplice: attraverso un sito ( http://www.couchsurfing.org/ ) gli utenti mettono in rete le proprie disponibilità nei confronti dei viaggiatori che dovessero attraversare la loro città. Si può scegliere di offrire una camera del proprio appartamento, un posto letto, un semplice divano o ancora una tazza di caffè e un tour turistico gratuito della zona.

Alla base la convinzione che qualunque "appoggio" si può dare a chi viaggia è ben accetto e che attraverso questo scambio si possono creare interessanti momenti di contatto e conoscenza reciproca. Non ci sono scambi in denaro, ma solo la volontaria condivisione di spazi e momenti della giornata. Quello che offri oggi a Roma, ad esempio, potrebbe esserti restituito fra tre mesi a New York. Il sito è semplice ed immediato ed in pochi click si può diventare utenti della community. Si possono scegliere più città di riferimento, si possono condividere informazioni e fare richieste, ci si può scambiare pareri e leggere di esperienze di viaggio altrui. Un ulteriore vantaggio di questo modo di viaggiare risiede nel poter vivere davvero un'autentica esperienza d'incontro con la cultura del posto: si vive direttamente "con gl'indigeni" insomma. E anche per chi, comunque, si trova a non poter viaggiare, è un'occasione per farlo attraverso le persone che si troverà ad ospitare. Un bel vantaggio per tutti.

mercoledì 20 luglio 2011

Born to be stupid

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Mi è piaciuta la pubblicità della Lancia Ypsilon, con quella faccia da topo di Vincent Cassel che annuncia con grazia e tatto a milioni di italiani cassaintegrati, disoccupati, con problemi seri ad arrivare a fine mese con uno stipendio da fame, che il lusso “è un diritto”; mi sono piaciuti i 20 orologi nella pubblicità dell’Activia, che o non hanno senso o sono un suggerimento per la Geppi, del tipo “o ti mangi uno yogurt ogni 5 minuti o tu, sfigata cicciona, come la Marcuzzi non lo sarai mai!”; mi è piaciuta la pubblicità della Danaos, con la Sandrelli che ignora beatamente cos’è una dieta sana, composta anche di formaggi (i cui grassi sono FONDAMENTALI.); mi è piaciuta la pubblicità di Italia2 con la scritta “Born to be 2” davanti al seno prosperoso e mezzo nudo di una tipa di cui naturalmente non si vede la faccia; mi è piaciuta la pubblicità della Comix che di solito era intelligente e simpatica ma in fondo a che serve, quindi facciamo una pubblicità con ‘sto gatto-veterinario che si mangia il canarino (ahahah simpatia portami via); mi è piaciuta la pubblicità del Venutorum in cui la solita tipa senza identità (si vede fino a sopra il ginocchio) ha le gambe gonfie dopo aver girato tutta la giornata con tacchi 12 cm (le sneakers/ballerine/sandali sono calzature sconosciute evidentemente) e che si prende sta pacca di prodotto di dubbissima provenienza ; mi è piaciuta la pubblicità dello Cif Crema, in cui il cavaliere (che in realtà è una donna) compie la sua grande missione... pulire, tanto che poi viene incoronatO regina.
Mi sono piaciute così tanto che ho deciso che non vedrò mai più un film in cui recita Vincent Cassel (non mi importa quanto sia bravo) né farò in modo che qualcuno dei miei familiari prenda una Ypsilon né mangerò un Activia o un Danaos, pena anche non andare in bagno per tre mesi e diventare un canotto, né guarderò più Italia2 e andrò in giro a piedi nudi piuttosto che usare Venutorum. E il Cif Crema, col cavolo che lo userò più.

lunedì 18 luglio 2011

Montag oder Mittwoch #3 - Prova a pronunciare Mitfahrgelegenheit

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rullino #3
Quando torno in Italia una delle prime cose che mi fa tornare la voglia di andar via è Trenitalia. Quando vado a trovare mio fratello, ad esempio, e quei miseri 120 chilometri che separano Verona e Venezia si protraggono per ore infinite tra fermate a Grisignano di Zocco e treni che, improvvisamente, a Padova muoiono.
I treni tedeschi ovviamente funzionano meglio, che ve lo sto a dire. Hanno però un problema molto grosso, ovvero il costo esoso. E quando dico esoso intendo veramente eccessivo. La mia amica Lorina studia a Magdeburg, a 160 chilometri da Berlino. Il treno ci mette circa due ore ma il biglietto costa 25.60 euro. Per dire, il biglietto Verona – Venezia ne costa 6.35. Capirete anche voi che per tornare a Berlino tutti i fine settimana dovrebbe fare un mutuo in banca. Ovviamente esistono carte sconto per studenti e offerte varie, ma i treni rimangono un mezzo di trasporto inadatto per molti.
I tedeschi però hanno sempre avuto una soluzione di scorta che si chiama “Mitfahrgelegenheit”. Dietro questa parola complicata da leggere si nasconde un misto tra l'autostop e il taxi, una soluzione geniale e economica usata praticamente da chiunque in Germania (studenti, lavoratori, gente di ogni tipo).
Una volta, nell'era in cui internet non esisteva, era un'agenzia che metteva in contatto guidatori e passeggeri. Il tutto ora si svolge tramite un sito internet (www.mitfahrgelegenheit.de) dove chi deve viaggiare da Berlino a Magdeburg, mettiamo, pubblica la sua offerta, indicando il numero di posti liberi e il prezzo (che è semplicemente un contributo per le spese di carburante: raramente fanno la cresta) oltre ad un numero di telefono sul quale essere contattati. Si fissa un punto di ritrovo e un orario di partenza e si parte. Di solito si paga all'arrivo.
Economico è economico. È anche sicuro? Io, da quando sono in Germania, l'ho usato tantissimo e la cosa peggiore che mi sia capitata è stato l'ascoltare musica orribile per tre ore o dover sostenere una strana conversazione con una specie di prete. A parte questo non sono mai stata molestata né lasciata a piedi.
La cosa meravigliosa, oltre al fatto di non dover spendere uno stipendio per fare una manciata di chilometri, è il fatto che il sistema funzioni in modo così armonioso. Il sito è molto chiaro ma anche la gente è molto educata. Spesso in macchina si chiacchiera e per me è stato un ottimo modo per conoscere meglio i tedeschi e un paese straniero.
Ovviamente il sistema funziona perché tutti si impegnano a mantenere gli accordi (l'orario, il prezzo, il luogo d'incontro).
È una cosa che esiste solo in Germania? No. In Francia, dove i treni sono ugualmente costosi, esiste da circa un anno www.covoiturage.fr, e il procedimento è lo stesso. Io ho provato ad usare anche questo e l'ho trovato molto meno user friendly ma comunque fattibile.
E in Italia? Mi sono spesso chiesta se in Italia una cosa del genere potrebbe funzionare. Probabilmente no e per tante ragioni. Il fatto che gli italiani per definizione non sono raccomandabili è poca cosa. Il fatto è che i treni, per quanto problematici, sono molto economici. Abbastanza economici da essere preferibili al viaggio in macchina con uno sconosciuto.
Ma secondo me c'è spazio per il Mitfahtgelegenheit anche in Italia. Il sito, in realtà, già esiste e lo trovate sotto passaggio.it o carpooling.it.
Per andare a Venezia preferisco il treno, ma penso che sarebbe perfetto cominciare ad usarlo per tutti quegli eventi sparsi per la penisola che senza treno è difficile raggiungere. Penso a Ferrara, che con Verona ha dei collegamenti infami, e al suo Ferrara sotto le Stelle e Internazionale a Ferrara. Ma anche a quei vari concerti in giro per la penisola che se non hai la macchina puoi scordarti. Insomma, se andate da qualche parte in macchina e avete un posto libero, d'ora in poi ricordatevi di questo sito e provate ad usarlo. Abbiamo solo da guadagnarci.

mercoledì 13 luglio 2011

Grassroots Internet Revolution

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- La Camera ha approvato il disegno di legge sul biotestamento. Non se ne è parlato granché in giro.

- What Your Favorite '80s Band Says About You su McSweeney's

Rosie Huntington-Whitely in Transformers 3
- Machines are Subjects, Women are Objects and Female Leadership is a Joke. Caroline Heldman recensisce Transformers 3.

- La donna occidentale salverà il mondo. Sul Fatto Quotidiano si parla della nuova pubblicità della Maggie Jeans, decisamente controcorrente rispetto a ciò che siamo abituati a vedere nei poster pubblicitari italiani.

- Giulia Blasi sullo stereotipo dell'uomo gay fighetto e fashionista. Fate particolare caso al video della serie Disappointing Gay Best Friend.

- Cindy Gallop sul tema della pornografia e dei suoi riflessi sulle nostre vite sessuali:

martedì 12 luglio 2011

L'insostenibile sessismo della pubblicità del Viakal: un'intervista ad Annamaria Arlotta

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Annamaria Arlotta, fondatrice del gruppo "La pubblicità sessita offende tutti"
"La pubblicità sessita offende tutti" è il nome di un gruppo nato su Facebook per mano di Annamaria Arlotta. Il suddetto gruppo, che al momento conta quasi cinquecento iscritti, è dedicato alla riflessione sull'immaginario del genere e, in particolar modo, al modo in cui esso viene presentato - spesso univocamente - nelle pubblicità. Alla riflessione sulle pagine del gruppo segue l'azione: gli iscritti si impegnano in una campagna di mailbombing al mese.

Ci siamo fatte spiegare un po' meglio in che cosa consistono le attività del gruppo e i suoi retroscena dalla stessa Annamaria Arlotta.

SR: Raccontami in poche parole chi sei, di cosa ti occupi, qual è stata la tua formazione.
A: Di famiglia italo-franco-tedesca, dopo la laurea in Storia dell’Arte conseguita a Roma ho sposato un professore americano e vissuto a lungo negli Stati Uniti e in Inghilterra, dove insegnavo alle elementari. Tornata in Italia, ho lavorato saltuariamente con le traduzioni. Dal 2009 sono attivista politica con il Popolo viola e il movimento MoveOn Italia, che al momento si batte per allargare il controllo della Rai agli abbonati. Partecipo a presidi e sit-in in occasione di scadenze significative in Parlamento, a dibattiti e a manifestazioni. Tra i miei interessi c’é la poesia contemporanea: trovo che nelle poesie moderne, per esempio in quelle del giapponese Kikuo Takano, della polacca Wyslawa Szymborska e dello spagnolo Pedro Salinas, l’utilizzo di un linguaggio solo apparentemente vicino a quello del nostro parlato non tolga nulla alla profondità di pensiero e alla bellezza proprie della poesia del passato. Il mio hobby è il nuoto, che ho coltivato prendendo lezioni e praticandolo regolarmente.

SR: Molte persone vedono nei social network uno strumento volto a soddisfare la voglia di autoreferenzialità dei singoli utenti, sottolineandone l'inutilità e talvolta la dannosità. Il tuo gruppo su Facebook sembra invece orientato in tutt'altra direzione. Potresti spiegarmi di cosa vi occupate e farmi qualche esempio di campagna di mailbombing che avete portato avanti?
A: Il nostro gruppo si aggiunge alle altre forze che combattono il fenomeno diseducativo della pubblicità sessista, e al tempo stesso si pone come catalizzatore di quelle forze. Per pubblicità sessista si intende quella che della donna mostra prevalentemente l’aspetto di seduttrice, a volte affiancato da quello di casalinga-madre. Il divario tra questa rappresentazione e il mondo reale che presenta mille tipologie di donne è enorme e noi pensiamo che la riduzione della figura femminile a questi due ruoli favorisca nell’immaginario collettivo una distorsione. Ne “Il libro nero della pubblicità” Adriano Zanacchi afferma che la pubblicità, intrusiva e onnipresente, è “tale da esercitare spesso effetti “più o meno profondi, anche sul…modo di pensare, di concepire la realtà”. Questo vale anche per i bambini e i ragazzi, ai quali è presentata un’immagine di donna che, secondo Zanacchi “si offre e viene offerta senza scrupoli: sempre disponibile, ancillare, subordinata, passiva, spesso provocante se non spudorata.” Il nostro gruppo si occupa di uno specifico fenomeno all’interno della grande questione femminile; sostituisce alla vecchia contrapposizione di genere di stampo sessantottino un’azione comune tesa all’accrescimento del reciproco rispetto; è un grande contenitore di discussioni, link a iniziative ed articoli per tutti coloro che si interessano della questione.
Tra le forze che si battono contro la pubblicità sessista, decine di Comuni hanno aderito alla moratoria proposta dall’Udi per il bando della stessa dai cartelloni di competenza municipale. Il fotografo Ico Gasparri ha testimoniato con un’ampia collezione di immagini negli ultimi venti anni i peggiori casi nei cartelloni. L’On. Antonio Palagiano ha presentato nel 2009 un’interrogazione in merito a Mara Carfagna. L’Unità porta avanti la campagna “Non chiederci la parola” con una serie di filmati dove si analizza un determinato spot svelandone il messaggio subliminale. Un protocollo per la corretta rappresentazione della figura femminile è stato proposto dall’Associazione Pari o Dispare e sottoscritto da importanti ditte o enti come Vodafone e Unicredit.
In Italia il monitoraggio della pubblicità è affidato all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. Il codice dello IAP stabilisce, tra l’altro, che essa deve: “rispettare la dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni”. Partendo da questo principio individuiamo uno spot al mese e mandiamo una serie di mail collettive allo IAP affermando che esso contraddice quella norma.
Lo IAP, come indica il nome, è una emanazione delle imprese stesse che si sono volute dare un codice. Non trattandosi di ente indipendente, però, è restio a censurare gli spot. Il vantaggio di indirizzare le proteste a questo istituto è che così facendo ci rivolgiamo alle imprese, cioè a chi pianifica e sdogana le réclame. Il nostro intento non è la soppressione di un singolo spot particolarmente denigrante, perché ciò equivarrebbe ad accettare implicitamente tutti gli altri, ma quello di fare continua pressione perché l’intero fenomeno sia ripensato alla luce di una nuova sensibilità emergente.
La procedura per il mail bombing è rapidissima, occorre meno di un minuto.
Abbiamo iniziato la campagna con lo Yogurt Mini Muller, e in quell’occasione ho postato quattro esempi di campagne pubblicitarie della stessa ditta all’estero, nessuno dei quali sessista.

venerdì 8 luglio 2011

Pawnee: First in Friendship, Fourth in Obesity.

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Ed eccolo finalmente l’articolo su una delle mie comedy preferite degli ultimi anni: Parks and Recreation. Un piccolo gioiello di comicità, la serie che illumina le mie giornate no.

Trasmessa sulla NBC il martedì sera, la serata dedicata alla risata, è prodotta da Amy Poehler, ex alumna del Saturday Night Live, femminista dichiarata e protagonista della serie, e dai produttori di The Office Michael Schur e Greg Daniels. Infatti della serie inglese riprende la struttura del semi-documentario.

La storia racconta del dipartimento Parks and recreation di Pawnee in Indiana, che ha il “vanto” di essere quarta nella classifica delle città americane con la più alta percentuale di obesità. Il passato della cittadina è estremamente violento come viene rappresentato nei murales che si trovano negli uffici del comune e l’eroe degli abitanti è un mini cavallo di nome Lil’ Sebastian.

Come ogni buona serie umoristica sono i personaggi che fanno da padroni. Personaggi, che per quanto bizzarri, sono “normali” e abitano in una città “normale”. Ed è questo, secondo me, il punto di forza di Parks and recreation, la facilità con cui ognuno di noi può relazionarsi al suo ambiente e ai suoi abitanti. La comicità della serie si basa sul fatto che queste persone hanno un modo particolare di affrontare situazioni comuni. Ed ecco qui una piccola lista di chi troverete ad accogliervi nell’ufficio del dipartimento:

Lesley Knope: la protagonista. Intelligente, colta, altruista, gran lavoratrice e sognatrice. Un giorno vorrebbe poter diventare la prima presidentessa degli Stati Uniti. È molto stimata dai suoi colleghi e ritiene che Pawnee sia la città migliore d’America, se non del mondo intero. Diventa icona gay della piccola cittadina quando sposa due pinguini maschi. Fan di Harry Potter, il suo nemico giurato è Greg Pikitis, un ragazzino che ogni anno nella notte di Halloween va in giro a fare scherzi e a vandalizzare la piazza cittadina.

Ron Swanson: il capo del dipartimento. Odia il governo e ama tutto quello che rallenta o ferma il suo funzionamento. Passa la maggior parte del tempo a non lavorare e a evitare i cittadini. Si fida totalmente di Lesley e quindi la lascia “comandare” il dipartimento. È un vero uomo e si nutre principalmente di carne. Sua madre e le sue due ex-mogli si chiamano Tammy (una delle due ex mogli è interpretata da Megan Mullally, Karen di Will e Grace, che tra l’altro è la moglie dell’attore nella vita reale).

Ann Perkins: la migliore amica di Lesley. La loro amicizia nasce grazie a una fossa che la protagonista promette di trasformare in un parco. Le due hanno una bellissima relazione e si sostengono a vicenda, cosa che succede molto raramente nelle serie tv. La bella Ann è un’infermiera ed essendo il personaggio meno “strano” risulta un po’ noiosetto.

Andy Dwyer: all’inizio della serie cade nella fossa e si rompe tutte e due le gambe, lasciando così alla sua fidanzata Ann l’arduo compito di doversi occupare di lui. Fa parte di una band che cambia nome costantemente. Generoso, amico di tutti e un po’ stupido, Andy troverà il vero amore negli uffici del dipartimento.

April Ludgate: la stagista. Nella prima puntata dichiara che la sua vivacità è dovuta alla sue origini portoricane. In realtà April è tutto il contrario di vivace. Pur essendo molto intelligente, non ha voglia di fare niente e passa il suo tempo in ufficio leggendo la rivista scandalistica di Pawnee. Per tutta la prima serie sta insieme a un ragazzo che è insieme ad un altro ragazzo.

Tom Haverford: interpretato da Aziz Ansari. Tutti pensano sia straniero anche se in realtà è americano di nascita. Vuole essere cool e di successo e frequenta lap dance bar. I suoi progetti laterali comprendono: un club, un profumo (Tommy Fresh) e una bevanda alcolica (Snake Juice). La sua idea più geniale: mettere un ipod su un aspirapolvere automatico e chiamarlo Dj Roomba.

Donna Meagle: impiegata dell’ufficio, la cosa a cui tiene di più al mondo è la sua Mercedes. La classica mangiatrice di uomini, dichiara che se trovasse per strada Robert Pattinson gli farebbe dimenticare la sua ragazza anoressica.

Jerry Gergich: il capo espiatorio dell’ufficio. È un uomo sensibile ma non molto fortunato. Aspetta con ansia che passino i suoi ultimi due anni di lavoro per poter andare in pensione.

Questi e molti altre sono le persone che popolano la ridente cittadina di Pawnee, che tra l’altro ha anche un sito ufficiale dove potrete trovare tutte le attività organizzate in città. Non lasciatevi fermare da una prima serie mediocre, perché la seconda e la terza sono fuochi d’artificio.

mercoledì 6 luglio 2011

The Balanescu quartet

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Ovvero di come un'ignorante totale in campo musicale è stata fulminata sulla via di Damasco da questo gruppo e ora lo promuove in modo molesto e compulsivo.


I Balanescu quartet nascono nel 1987 dall'idea del fondatore e colonna portante del gruppo Alexander Balanescu, rumeno trapiantato ormai da anni in quel di Londra. Dopo una formazione classica di altissimo livello (Special school music di Bucharest, Rubin Academy di Gerusalemme, London Trinity College e Julliard school di New York), Alexander si stabilisce nella capitale inglese dove lavora con alcuni dei maggiori gruppi musicali dei primi anni '80, un esempio fra tutti il Capricorn music project. Ma le collaborazioni non si fermano a questi anni: oltre ad una serie di tour di grande successo realizzati con Michael Nyman enesemble e gli Arditti quartet, Balanescu lavora con David Byrne ed i Pet Shop Boys. Il 1987 segna appunto la fondazione del suo gruppo personale che, negli anni, ha visto una successione vorticosa di componenti, tutti di formazione classica, ma aperti a sperimentazioni e commistioni di stile.
La filosofia alla base del quartetto è quella di un continuo rinnovamento, della ricerca costante di nuove tipologie espressive, lontane dai clichès della ripetizione accademica. Suonare tutto a memoria non è contemplato e l'improvvisazione è un elemento creativo di primo piano nelle loro performaces.

Oltre alla formazione classica, anche la musica tradizionale rumena entra a far parte del repertorio di quella che, da profana, mi verrebbe quasi da chiamare band. La riscoperta, dopo anni di assenza dalla terra d'origine, di brani propri della cultura popolare, ha permesso ad Alexander di strutturare ulteriori mescidazioni. La cosa che forse più colpisce però l'ascoltatore medio è la maestria con cui il gruppo ha saputo interpretare, servendosi unicamente degli archi, la discografia dei Kraftwerk, maestri della musica elettronica. Una potenza espressiva impressionante ed un coinvolgimento, nei concerti dal vivo, difficile da ottenere. Fra le curiosità nella discografia, che vi consiglio di spulciare qui e qui, troviamo la colonna sonora dell'italianissimo film Il partigiano Johnny di Stefano Dionisi.
I Balanescu quartet riescono, a mio avviso, nel difficilissimo intento di riportare la musica classica fuori dai tempi sacri e fra le persone, coinvolgendo un pubblico molto eterogeneo. E se vi pare poco...

lunedì 4 luglio 2011

Montag oder Mittwoch #2 - Laues Lüftchen.

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rullino #5
Domenica 13 Marzo verrà da me ricordata come la prima domenica di primavera dopo il mio primo, freddo e lungo inverno berlinese. Vedere la primavera arrivare dopo un inverno così lungo è una delle cose più belle di cui si possa fare esperienza.
Le domeniche di sole a Berlino seguono più o meno sempre la stessa tabella di marcia, almeno per me: spostamento nel vecchio Est, brunch e giro per il mercato delle pulci di Mauer Park.
A dire la verità, il mercato in sé è molto carino ma dopo due domeniche ci si accorge che è sempre uguale. Ma Mauer Park è anche un posto che la domenica si anima di variegati personaggi a caso. Quella domenica, ad esempio, il mio amico Paul aveva detto “Dai, c'è il sole: facciamo una specie di festa!”. La festa consisteva in tre carrelli della spesa pieni di dischi e birra. Lui e il suo amico Till montarono una postazione per Dj e l'attaccarono ad un generatore. Trovarono anche il modo di appendere una mirrorball.
Stesi la mia copertina dell'Ikea da settanta centesimi per terra, mi approvvigionai al carrello della birra e mi misi ad osservare l'accadimento.
Guardando la mirrorball che sbrilluccicava nel cielo e tutte quelle persone che, tranquillamente, cominciavano a ballare elettronica alle due del pomeriggio, non poté non venirmi in mente la mia cara piazza Dante, dove i giovini veronesi si riunivano il mercoledì sera per suonare e dove, dopo un'ordinanza idiota del caro sindaco Tosi che vietava di suonare strumenti dopo le 22, comparvero volanti della polizia violente e con i fanali roteanti. A quei tempi scrissi una lettera poco simpatica al mio primo cittadino, in cui chiedevo se davvero pensasse che l'intento primo dei giovini veronesi fosse quello di svegliare la sig. Rosa, che si lamentava perché i butei i fasea cagnara. Non pensava, il primo cittadino, che forse i giovini veronesi erano lì a suonare i bonghi perché non c'era null'altro da fare? Ragionavo sul fatto che, a causa di questo terrore instillato da ordinanze roboanti, a nessuno dei miei amici veneti sarebbe mai venuto in mente di fare una cosa come andare in un parco con i carrelli pieni di dischi e birra.
Ricordo, peraltro, che una volta dei miei amici si trovarono in un parco di Verona per registrare un video. E la polizia arrivò perché qualcuno si era preoccupato e insospettito dal fatto che nel parco ci fosse troppa gente.
La festa di quella domenica, che i miei amici avevano chiamato “Laues Lüftchen”, che vuol dire “brezza leggera”, si protrasse fino al tramonto, che a Berlino a marzo arriva ancora presto. Con il calare delle tenebre arrivarono anche i poliziotti, che chiesero cortesemente i documenti e ci invitarono a levare le tende.
Non è che Berlino sia la patria della libertà assoluta, eh. Anche qui ci vogliono i permessi e bisogna seguire delle regole. Ma almeno qui possiedono una cosa fondamentale che si chiama buon senso.
Vista la buona riuscita del primo djset, i miei amici ne hanno organizzati altri, sempre nel fine settimana.. Una domenica hanno dovuto cambiare posto tre volte. Alla fine hanno trovato un prato lungo un canale che confina da un lato con una zona industriale e dall'altro con l'autostrada. I vicini rombiballe erano sempre in agguato e la polizia è venuta a far visita anche lì. Ma ci avevano lasciato fare. Avevano detto che finché le lamentele non sono troppe, potevamo andare avanti. Da quelle parti la polizia ha spesso a che fare con cose ben peggiori di un centinaio di poco più che ventenni che ballano.
Ecco, io sono sicura che in realtà certe cose potrebbero accadere anche dalle nostre parti, se solo ci togliessimo dalla testa tutti i divieti e le paure insensate che ci hanno inculcato da tempo immemore. Ecco, io non so come, ma vorrei tanto che la gente ballasse nei parchi, o anche solo che ci andasse. Perché mi sembra che non siamo capaci neanche di andare al parco.
Forse basterebbe comprare a Tosi un biglietto d'aereo per Berlino per la prossima domenica.

venerdì 1 luglio 2011

Grassroots Internet Revolution

1 commenti
- La sociologa Chiara Saraceno sulla bozza della finanziaria e l'impatto che i tagli avranno su moltissime donne italiane (su La Repubblica, via Lipperatura).

- Una bella compilation di Bitch Media che raccoglie dei pezzi originalmente scritti e/o registrati da artisti di colore, ma che hanno raggiunto il successo e la notorietà solo dopo essere stati coverati da artisti bianchi. Fate particolare caso alla versione originale di "Tainted Love" di Gloria Jones.

- Frankin D. Roosevelt abbigliato con un bel vestitino bianco e delle scarpine di vernice?

Betty Draper legge Francis Scott Fitzgerald, Mad Men, stagione 1
- Flavorwire propone un listone con tutti i libri che compaiono nella serie tv Mad Men. Prendete appunti per le vostre letture estive.

- Una bella riflessione di Paolo Nori sul calo del consumo dei quotidiani in Italia.

- Facebook vs "vita reale" in un video della English National Opera.
 
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