venerdì 28 gennaio 2011

Dieci ragioni più o meno buone per iniziare a seguire i Best Coast e consumare di ascolti il loro album Crazy For You

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1-Formazione. La band losangelina è capitanata da una giovanissima Bethany Cosentino (voce, chitarra), cui si affiancano Bobb Bruno (chitarra baritona) e la new entry da poco ufficializzata, Ali Koehler (batteria). Rispettivamente: una scanzonata fumatrice d’erba, cui non piace dormire sola; un omone dai tratti orientali cui talvolta piace vestirsi da coniglio e una ragazza curiosamente somigliante all' incrocio di Enid Cohn di Ghost World con Kirsten Vangsness in Criminal Minds.
2-Il nome della band (ovvero: una dichiarazione d’amore programmatica). In molte delle interviste rilasciate finora, la Cosentino ha raccontato alcuni aneddoti del suo passato che rendono particolarmente chiaro il perché della scelta di questo nome. Al momento di scegliere cosa studiare al College, la scelta era caduta su scrittura creativa: a quel tempo la cara Bethany ne aveva abbastanza della California, così aveva pensato bene di trasferirvisi il più lontano possibile. Ça va sans dire, la costa opposta era la scelta più ovvia. Ecco allora il trasferimento a New York per frequentare il New School’s Eugene Lang College. Purtroppo, le fette di prosciutto le caddero molto presto dagli occhi, quando si rese conto di non essere felice, lì nella Grande Mela: lontana dagli amici, senza voglia di uscire o di suonare. La nostalgia di casa venne di conseguenza: e allora giù con gli ascolti ripetuti di Beach Boys e altri gruppi degli anni Sessanta che le infondessero nel cuore il dolce calore di quella West Coast troppo lontana. Dopo quell’unico anno a New York, la Cosentino fece i bagagli e se ne tornò a casa, ben decisa a rimettersi in gioco con un nuovo progetto musicale. I Best Coast nascono lì, e il nome scelto da Bethany per il gruppo diventa emblematico del suo ritrovato amore per la terra d’origine.
3-Sound. Ladies and gentlemen, make some noise for Bobb Bruno. Pare infatti sia questo polistrumentista capellone (solo apparentemente un fissato di t-shirt monocrome nere) ad aver ideato il sound del gruppo, ovvero quell’impasto di melodie dolciastre e sognanti, sonorità surf e garage d’impronta così deliziosamente californian, che ha funzionato per i Best Coast come efficace lettera di presentazione all’interno della scena musicale della costa occidentale (ma non solo). La Cosentino ha dichiarato di aver sempre avuto in mente il tipo di sonorità che cercava per il gruppo (un qualcosa che palesasse la sua ossessione per la California - fondamentalmente), ma che sia stata l’abilità di Bruno a rendere “reale” ciò che lei aveva solamente pensato. Definito come bikini beach low-fi pop, quello dei BC è sicuramente un sound accattivante e coinvolgente che sprigiona voglia d’Estate in tutta la sua compatezza.
4-Lyrics. L’album dei Best Coast si compone di 12+1 canzoni squisitamente pop, di facile ascolto e altrettanto facile memorizzazione. Mi sono ritrovata moltissimo in un commento (rinvenuto in rete) di un fan che commentava così uno dei testi del gruppo: I like all of Best Coast's lyrics. Sometimes I get tired of feeling like I need to be an expert on the New Literary Criticism to understand an indie song. Niente da obiettare. A volte creare un testo schietto, facilmente accessibile, è la cosa migliore. Specialmente se stai facendo canzoni pop. Diamo un taglio alle perifrasi chilometriche e all’inflazionato uso del non-sense per scrivere testi senza capo né coda e ammettiamolo, ci piacciono i testi della Cosentino perché vanno dritti al punto (“When I’m with you, I have fun”, perché girarci intorno?). E allora ecco la spensieratezza da diario adolescenziale (“maybe I’m just crazy/crazy for you baby”), il verso ripetuto come una cantilena (“I want you so much/ and I want you so much/ and I want you so much”), la malinconica confessione scopri-altarini (“and nothing makes me happy/ not even tv or a bunch of weed”), ma anche la serenità mentre tutto cade a pezzi (“yeah there’s blood on the wall/but I’m happy”).
5-Amour fou. Le canzoni dell’album trattano tutte di cotte, innamoramenti, amori, rotture e rapporti da ricucire. Da che mondo è mondo, di tali argomenti si è sempre parlato e scritto moltissimo, eppure questi pezzi riescono comunque a sorprenderci. Romantici, ma non svenevoli; sofferti, ma non angosciati. Lo dicevamo prima, l’essenzialità come chiave di lettura. Se siete mai state innamorate, felici, mollate, a terra, fumate, esaltate… questo è l’album che fa per voi. Period.
6-Durata. La durata complessiva di Crazy For You supera di poco la mezz’ora (il brano più lungo, “Honey”, dura circa 3:02); l’equivalente temporale di un qualsiasi telegiornale o ad una puntata del programma di Lucia Annunziata, di due quarti d’ora accademici od anche ai minuti di esercizio che potreste evitare semplicemente ingurgitando della cioccolata fondente . A pensarci non è molto, vero? Io credo che possiate tranquillamente ritagliarvi del tempo per provare ad ascoltare quest’album senza timore d'annoiarvi affatto.
7-Tour. A momenti scordavo di dirvi che la Cosentino se la fa con Nathan Williams, fondatore e chitarrista dei Wavves. Ebbene sì. Le due band hanno peraltro programmato per gennaio e febbraio 2011 (ora, esattamente) un tour ensemble che si chiamerà Summer Is Forever. Prima di partire per l’avventura on the road, hanno inoltre rilasciato uno split album in edizione limitata (con lo stesso nome del tour) sotto la Mexican Summer. L’album contiene 5 tracce, una delle quali dei No Joy. Focalizzatevi sulla copertina per un attimo, ve la raccomando.
8-Meeeeow. Chi ama i gatti, adorerà i Best Coast. La Cosentino è difatti una sorta di gattara dichiarata. I suoi due micioni (Snack e Chloe, questi i nomi) vengono nominati in quasi tutte le interviste che ha rilasciato (ad voler essere precise, è Snack la star – lui che possiede addirittura un account su Twitter – Chloe sembra rifuggire le luci della ribalta, per il momento). Il micione domina l’artwork dell’album e, a farci caso, i loghi del merchandise della band. C’è chi trova questo attaccamento di Bethany ai felini morboso, io lo trovo tanto divertente quando curioso. Ma un po’ come per il test di Rorschach, ognuno ci può vedere la sua.
9-Stoicismo. La batterista Ali Koehler è dichiaratamente allergica al pelo di gatto. Quale atto eroico dunque, l’aver lasciato la precedente band “Vivian Girls”, in cui militava dal 2008, per prendere parte a quest’avventura poco salubre con Cosentino e Bruno. Un gesto che va rispettato. Indubbiamente.
10-Album cover. Il milieu californiano di cui la band è impregnata è tutto lì, celebrato da una grafica volutamente ridotta all'essenziale, e riassunto in quel caldo sole al tramonto, in quelle palme rigogliose, in quell’oceano increspato dalle onde e, ovviamente, nell’immancabile e (quasi) eroico gattone, erto e sornione sul pelo dell’acqua. E a compimento dell’estivo quadretto, ecco campeggiare il nome del gruppo, in cui le lettere cubitali lasciano intravedere stralci della geografia stradale dell’amata costa occidentale. La migliore, appunto.

martedì 25 gennaio 2011

All Known Metal Bands

3 commenti
La Norvegia è uno dei paesi più costosi del mondo (il secondo, stando alla mia guida Lonely Planet aggiornata al 2009). Un caffè acquoso carezzato da sentore di piedi è difficilmente reperibile per meno di tre euro. Le birre da mezzo del supermercato costano almeno tre volte tanto la Birra Birra della Coop (o Birra del Sorriso, Birra Euro, a seconda di come la chiamiate voi; io la chiamo Birra Birra).
Il pass del festival musicale più noto del paese si aggira attorno ai duecentocinquanta euro, esclusi tutti i concerti supplementari fuori dalla venue principale.
I norvegesi, naturalmente, possono permettersi di spendere l'equivalente di venti euro per un piatto di patate e salmone. I loro stipendi sono alti, le loro chiome bionde, la loro capitale cosparsa di gente meravigliosa.

Un aspetto a dir poco sconvolgente del mio viaggio ad Oslo dell'estate scorsa, fu il constatare che nelle lontane terre scandinave esistono ancora i negozi di dischi e che i prezzi dei cd sono a dir poco irrisori. Si sta poco sopra i livelli di play.com, con le offerte che si concertano particolarmente sulle novità, per lo più indie. Questo significa che per un norvegese qualsiasi "Contra" dei Vampire Weekend costa come due caffé acquosi.
Durante la mia breve permanenza ad Oslo visitai dunque un buon numero di negozi di dischi. Quello che più mi piacque era striminzito e, oltre a tonnellate di dischi dei Motorpsycho, ospitava anche una piccola sezione libresca, nella quale rinvenni un volume il cui titolo mi fece ridere da sola per almeno cinque minuti.
Si trattava di All Known Metal Bands di Dan Nelson, il libro che vi sto consigliando ora.
Il contenuto è ridicolo e sensato al contempo; la lista di cinquantamila band metallare in ordine alfabetico.
Io lo trovo splendido.

 
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