giovedì 2 giugno 2011

Referendum del 12-13 giugno 2011. Nucleare, acqua pubblica e legittimo impedimento “for dummies''

Non ci sono scuse. Nonostante la confusione delle ultime settimane, i quesiti referendari sono TUTTI validi, e i prossimi 12 e 13 giugno siamo TUTTI chiamati alle urne. In quei giorni siete in vacanza? Non me ne frega niente, non solo perché io nel frattempo sarò presa con le bombe a scrivere la tesi e quindi vi odio, ma anche perché – e questo non tutti lo sanno – si può votare fuori sede!
Per farlo bisogna però fare richiesta on-line entro il 5 giugno, fingendosi “rappresentante dei promotori” (ecco qui il modulo). Non so che diavolo sia un rappresentante dei promotori e ho il sospetto che non lo sappia nemmeno chi ha inventato questo termine, ma non ha molta importanza dato che non comporta doveri aggiuntivi per chi lo fa. Purtroppo non è sicuro che riusciate effettivamente a votare fuori sede: ecco qui spiegato il perché, seguito da altri modi di fare richiesta.
La questione “nucleare” è la più incasinata, tra quelle cui siamo chiamate a votare. Cerchiamo di capire cos’è successo negli ultimi tempi e perché si è parlato dell’eliminazione del quesito referendario relativo a questo tema.
In parole povere (poverissime!) per chi si è perso qualche puntata: il governo aveva annunciato una moratoria che avrebbe sospeso per un anno l’individuazione dei siti per costruire le centrali atomiche. Il che sembrava solo un escamotage per non perdere (altri) voti alle amministrative. Poi, però, è arrivato un (apparente) contrordine sul progetto nucleare in toto.
Il testo effettivo poi inserito nel decreto legge omnibus recita infatti così:

"Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare."

Ma anche così:

“Entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge il Consiglio dei ministri adotta la strategia energetica nazionale nella definizione della quale il Consiglio dei ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione Europea e a livello internazionale in materia di scenari energetici e ambientali.”

Queste parole, che sembrano alquanto ambigue, avevano scatenato i dubbi sul referendum, anche se in realtà tanto ambigue non sono: lo stop è solo provvisorio. Tanto per sapere, i famosi “stress test” chiesti dall’UE per misurare la “sicurezza nucleare” stanno iniziando ora, in giugno. E questi rappresenterebbero le “evidenze scientifiche”, le “valutazioni in materia di scenari energetici e ambientali” su cui si baserà la nostra “strategia energetica nazionale”…che non esclude esplicitamente il ricorso all’energia nucleare!
Per fortuna, comunque, lo stesso Presidente del Consiglio ci chiarisce definitivamente le idee (video). Sì, insomma, era solo un trucco per far sì che la gente non vada a votare. Perché il nucleare ora come ora “tira” e il quorum verrebbe raggiunto; perché un secco rifiuto* al nucleare sarebbe un altro colpo all’operato del governo; perché alle urne non si decide solo di nucleare, ma anche di acqua e di legittimo impedimento.

Il decreto legge omnibus è stato fatto poi passare nei giorni scorsi, ricorrendo alla fiducia. MA LA CORTE DI CASSAZIONE HA APPENA DECISO CHE IL QUESITO RIMANE DEFINITIVAMENTE VALIDO. Andrà riformulato, dato che le norme cui si riferisce sono cambiate, ma nell’essenza rimane così com’è.
(Mentre noi sguazziamo in questo pantano di interessi politici e confusione, c’è chi ha le idee più chiare: Germania e Svizzera abbandoneranno definitivamente le centrali, spegnendo quelle che si possono già spegnere e aspettando la fine del ciclo di vita delle altre, per poi smantellarle.)

Oltre al quesito sul nucleare, però, ci si dimentica che ce ne sono altri tre: a parte quello per abrogare la norma del cosiddetto “legittimo impedimento”, che risulta comprensibile più o meno a tutti (e riassumibile in: siete d’accordo con il cancellare la norma che dà al presidente del consiglio e agli altri ministri la possibilità di non presentarsi in aula quando imputati in processi penali?), ebbene, pochi sanno cosa riguardano esattamente gli altri due, se non genericamente “l’acqua pubblica”.
Siccome non parlo il sumero antico (ma non si potrebbe scrivere i quesiti in Italiano?) il sito del comitato referendario per l’acqua bene comune mi ha dato una mano a capire di che si parla in pratica:
Il primo quesito sull’acqua riguarda le “Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica”, che apre la strada alla privatizzazione dei servizi idrici, e non solo. In pratica la norma di cui si discute l’abrogazione stabilisce un piano graduale per passare dalla gestione totalmente pubblica a una gestione mista e progressivamente sbilanciata dalla parte privata, riducendo la partecipazione pubblica al 30% delle azioni nel 2015.
Il secondo quesito sull’ acqua propone invece un’abrogazione parziale della norma che determina “la tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito”, che asfalta la strada di cui prima determinando cioè che il prezzo dell’acqua non venga stabilito esclusivamente in base a considerazioni sociali e di bene comune, ma anche per “remunerare adeguatamente” il beneficiario della privatizzazione, come se fosse un investimento come gli altri. Questo vorrebbe dire aggiungere un 7% di profitti al prezzo dell’oro blu.

Fin qui ci siete? Bene. Ora, ricordatevi che CIASCUNA delle 4 domande cui sarete chiamati a rispondere per questo referendum è abrogativa. Il che significa che se scegliete di votare SI, le leggi in questione verranno abolite (ovviamente a patto che sia stato raggiunto il quorum, cioè che almeno metà di coloro che possono votare + 1, lo abbiano fatto) e si proverà a proporne di nuove. Di contro, votando NO scegliete di lasciare le cose come stanno (la legge rimane com’è e potrà produrre effetti).
Se NON volete che una cosa sia fatta, dovrete rispondere/votare SI.
Se volete che si proceda lungo una strada già intrapresa, dovrete rispondere/votare NO.
So che è scemo, ma è così. Dobbiamo ragionare all’inverso.
Quindi, messa proprio ai minimi termini:
2 SI perché l’acqua rimanga pubblica, 2 NO a favore della privatizzazione.
SI per fermare il nucleare, NO per mantenerlo.
SI per la decadenza del legittimo impedimento, NO se invece lo volete.
(Se non l’avete capito così, avete cose più importanti di cui preoccuparvi.)

I seggi saranno aperti domenica 12 giugno dalle ore 8 alle ore 22 e lunedì 13 giugno dalle ore 7 alle 15.

A me non importa che siate pro o contro l’energia nucleare, pro o contro le inefficienze (da una parte) e le considerazioni sociali (dall’altra) circa una gestione pubblica dell’acqua, pro o contro un presidente del consiglio molto… ehm… impegnato. L’importante è che non vi facciate scappare una delle poche occasioni che abbiamo per decidere direttamente di cose che ci riguardano da vicino.
Ed ancora più importante è che convinciate la gente ad andare a votare… ma non solo la gente che la pensa come voi! Anche se è per il no a tutti i quesiti, una persona in più può permettere di raggiungere il quorum.
Io e una collega di questo blog siamo addirittura andate alla Sagra della Bondola di Torrebelvicino a ricordare a tutti i paesani il referendum. Voi che avete fatto?

* In Sardegna, in concomitanza con le amministrative, è stata fatta una “prova” del quesito sull’atomo: un referendum consultivo, che ha visto il 97% della popolazione opporsi alle centrali e alle scorie. Il quorum, anche se ridotto a un terzo degli aventi diritto, è stato superato alla grande, con un’affluenza del 60% circa.

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