Poly Styrene R.I.P.
Non mi è facile parlare di Poly Styrene senza precipitare nel già detto, nel già sentito.
Mi limiterò quindi a ricordare la soddisfazione e il sollievo che provai nell'ascoltare Germ Free Adolescents per la prima, la seconda, la terza volta. Ero incredula. Il punk così come lo si trova oggi raccontato nei libri non era dunque fatto solo da uomini, pensai. Non era fatto solo da uomini, mentre le loro fidanzate si limitavano a finire nelle foto che decenni dopo avrei attaccato ai muri della mia camera. Fidanzate in formato spaghetti, copie carbone di Joey Ramone. Fidanzate di cui tutto sommato si sa poco, se escludiamo Nancy. Nancy di cui credo di non aver mai saputo il cognome, perché tanto basta dire la Nancy di Sid Vicious e tutti capiscono di chi stai parlando.
Poly Styrene, leader degli X-Ray Spex, era una straordinaria eccezione nel calderone del punk. In primis, era una frontman donna all'interno di una scena musicale dominata dagli uomini. Ma per me la bellezza di Poly Styrene stava soprattutto nella sua urgenza creativa, nei suoi testi, nella sua estetica e nel fatto che portasse l'apparecchio. Quest'ultimo dettaglio potrà sembrare insignificante, ma all'epoca lo interpretai come una dimostrazione del fatto che, nonostante i rituali di denigrazione cui sono tutt'ora sottoposti i portatori di ferraglia ortodontica, c'era speranza anche per noi weirdoes.
Poly Styrene era ed è questo per me. La dimostrazione del fatto che potevo essere me stessa, che nessun ridicolo standard estetico o club di soli uomini poteva frenarmi.
Lunedì un cancro al seno se l'è portata via. Aveva solo 53 anni. Oggi è uscito postumo il suo ultimo album da solista, Generation Indigo.
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