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martedì 31 maggio 2011

JULIE RUIN: a genie, rather than a genius (and she wears a scrunchie)

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Julie Ruin non è altro che un progetto (inizialmente) solista di Kathleen Hanna.
Maestra di vita, figura di spicco del movimento Riot Grrrl sviluppatosi a cavallo degli anni Novanta in quella punta remota degli States che è lo stato di Washington (prego, guardare in alto a sinistra sulla cartina), Kathleen Hanna, ormai è un marchio di fabbrica: qualunque cosa tocchi, diventa oro; e non si fa per dire. Se credete sia raro di questi tempi (o di quelli del passato) trovare un’idealista credibile e ferocemente coerente con ciò che va professando, se credete che trovare un essere umano del genere sia impossibile, allora quando avrete conosciuto e ascoltato Kathleen – oltre a ricredervi – non potrete più farne a meno. Votata alla causa femminista fin da giovanissima (i suoi racconti circa la “scoperta” del femminismo a 9 anni sono leggendari), la Hanna è stata lead singer delle Bikini Kill dal 1990 al 1998 e poi fondatrice del terzetto Le Tigre, dal 1998 circa. Di mezzo a queste due esperienze, culto intoccabile per molte di noi, in mezzo dico, ci sta Julie Ruin.

mercoledì 27 aprile 2011

Some people think little girls should be seen and not heard but I think oh bondage up yours!

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Poly Styrene R.I.P. 

Non mi è facile parlare di Poly Styrene senza precipitare nel già detto, nel già sentito.
Mi limiterò quindi a ricordare la soddisfazione e il sollievo che provai nell'ascoltare Germ Free Adolescents per la prima, la seconda, la terza volta. Ero incredula. Il punk così come lo si trova oggi raccontato nei libri non era dunque fatto solo da uomini, pensai. Non era fatto solo da uomini, mentre le loro fidanzate si limitavano a finire nelle foto che decenni dopo avrei attaccato ai muri della mia camera. Fidanzate in formato spaghetti, copie carbone di Joey Ramone. Fidanzate di cui tutto sommato si sa poco, se escludiamo Nancy. Nancy di cui credo di non aver mai saputo il cognome, perché tanto basta dire la Nancy di Sid Vicious e tutti capiscono di chi stai parlando.
Poly Styrene, leader degli X-Ray Spex, era una straordinaria eccezione nel calderone del punk. In primis, era una frontman donna all'interno di una scena musicale dominata dagli uomini. Ma per me la bellezza di Poly Styrene stava soprattutto nella sua urgenza creativa, nei suoi testi, nella sua estetica e nel fatto che portasse l'apparecchio. Quest'ultimo dettaglio potrà sembrare insignificante, ma all'epoca lo interpretai come una dimostrazione del fatto che, nonostante i rituali di denigrazione cui sono tutt'ora sottoposti i portatori di ferraglia ortodontica, c'era speranza anche per noi weirdoes.
Poly Styrene era ed è questo per me. La dimostrazione del fatto che potevo essere me stessa, che nessun ridicolo standard estetico o club di soli uomini poteva frenarmi.

Lunedì un cancro al seno se l'è portata via. Aveva solo 53 anni. Oggi è uscito postumo il suo ultimo album da solista, Generation Indigo.






 
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