Porco Rosso (per gli amici “Porco” e per i nemici “Porcellastro”) è il curioso protagonista dell’omonimo film d’animazione del maestro Hayao Miyazaki (Oscar per miglior film d’animazione con “La città incantata” nel 2003 e Leone d’Oro alla carriera nel 2005), uscito in Italia lo scorso anno, a ben diciott’anni di distanza dalla prima uscita giapponese. Per gli appassionati italiani l’attesa è stata evidentemente più che lunga, ma - si può affermare - ben ripagata. L’adattamento italiano è riuscito ottimamente e le recensioni sono risultate assai positive. La bellissima voce di Porco Rosso è di Massimo Corvo, già doppiatore – tra gli altri – di Morpheus di “Matrix”, Mr. White de “Le iene”, Benicio Del Toro in “21 grammi” e di Jafar in “Aladdin” e il suo sequel.
La storia è ambientata negli anni del primo dopoguerra (la cosiddetta “era degli idrovolanti”, stando ai titoli di apertura) e segue le vicende di Porco Rosso, ex pilota dell’aeronautica italiana che a seguito di un maleficio vive costretto nei panni di un maiale. La sua bizzarra condizione lo isola dal resto degli esseri umani, anche se con alcuni di questi intrattiene comunque un buonissimo rapporto. Porco ora è un esperto cacciatore di taglie perennemente sulle tracce dei “Pirati del cielo”, degli scalcagnati criminali divenuti tormento delle varie navi in transito lungo l’Adriatico. Desiderosi di sbarazzarsi del maiale, i pirati non esitano a chiedere aiuto all’abile pilota americano (“ma con una nonnina per un quarto italiana”) Donald Curtis. Dal primo scontro tra i due, l’idrocaccia rosso di Porco non esce affatto indenne, tanto che il pilota si vede costretto a portarlo a riparare presso la fidata ditta “Piccolo” di Milano. Il vecchietto che la gestisce è ora affiancato dalla nipote Fio, appena giunta dall’America: sarà lei a doversi occupare della messa a nuovo del velivolo. Le iniziali reticenze di Porco (una progettista di 17 anni, femmina? Stiamo scherzando?) vengono superate con facilità quando Fio mostra di essere competente quanto determinata ad eseguire un buon lavoro. La spigliatezza della giovane conquisterà presto il duro cuore di Porco e i due diverranno grandi amici. Sarà proprio lei, anzi, a salvare l’eroe da un’imboscata dei pirati della banda “Mamma Aiuto” e a proporre un’ultima sfida tra lui e l’americano Curtis: in nome dell’onore che, si sa, è tutto per i piloti di idrovolanti.
“Io, sapete, sono cresciuta ascoltando racconti sui piloti di idrovolanti sin da quando ero piccola. ‘Non esistono uomini più gradevoli di coloro che pilotano gli idrovolanti’, il mio nonnino lo diceva sempre. E questo perché sia il cielo che il mare, entrambi, lavano gli animi di tutti loro. Per questo i piloti di idrovolanti sono più impavidi dei marinai e sono più fieri dei piloti di semplici aeroplani … Per loro ciò che è più importante di tutto non sono né le donne né il denaro, bensì l’onore!”
Nient’affatto timida, volonterosa e disinvolta affarista, Fio Piccolo è un bel personaggio femminile nella storia di Miyazaki, cui si affianca la sofisticata Gina, cantante dell’Hotel Adriano (tappa fissa dei piloti dell’Adriatico, criminali e non). Gina è una presenza anomala in un contesto rozzo e grossolano come quello dei piloti di idrovolanti. Paciera, in sua presenza ogni diatriba tra bande viene meno (entro cinquanta chilometri dal suo locale loro non lavorano; parola di pirata). Sposata per tre volte con dei piloti e per tre volte ritrovatasi vedova, conosce Porco (originariamente noto col nome di Marco Pagot) da sempre e ne è - neanche troppo segretamente - innamorata. Porco (che lei e solo lei chiama ogni volta “Marco”) pare rifuggire quest’amore, nonostante le sia affezionato: come una sorta di affascinante e impenetrabile Humphrey Bogart in versione suino-antropomorfa (impermeabile, sigarette e panama contribuiscono a questa suggestione), il pilota non può stare con Gina e non si capisce se ciò sia dovuto al maleficio di cui è vittima o se sia proprio retaggio del suo spirito libero. In ogni caso, alcuni scambi di battute tra i due sono memorabili nella loro tragicomicità (al telefono, Gina esprime la sua preoccupazione per questi continui scontri tra piloti, dicendogli: “Marco, tu prima o poi finirai come maiale arrosto; io non lo voglio un funerale del genere”. Al che lui risponde con una citazione da urlo, che è quella che ho piazzato in apertura dell’articolo e lei gli chiude la bocca con uno “STUPIDO!”, indignata).
Come in altri film, anche qui insomma Miyazaki ci mostra diversi universi femminili trattati con cura e delicatezza. In un’altra apprezzabile sequenza vediamo comparire, in massa, le parenti del Sig. Piccolo (un tripudio di nipoti, figlie di nipoti, mogli dei figli, nonnine) pronte a dare il massimo per assicurare a Porco Rosso un soddisfacente pernottamento e una valida manodopera; c’è un botta e risposta tra vecchiette e maiale che fa assai sorridere, nella sua genuinità.
Dato che (notizia di questi ultimi giorni) è stata vergognosamente avanzata in Senato una proposta per abrogare la norma che vieta la ricostruzione in qualsiasi forma del defunto partito fascista, c’è solo da sostenerlo, un protagonista così. Non lo trovate ... educativo?
5 commenti:
che bel post. tra l'altro molto informativo. non sapevo dell'orgine del nome "ghibli" naturalmente vedendo il film avevo creduto che fosse stato messo sul motore per ricordare lo studio di produzione. brava brava :)
Ho adorato questo film e mi piace davvero molto questa recensione. Clap clap!
gh, grazie ragazze :)
@Marghe: anche io avevo pensato la stessa cosa, riguardo la scena del motore, ma raccogliendo info al riguardo ho scoperto che era tutto il contrario. è incredibile quanti riferimenti (nascosti e meno nascosti) contenga questo film. un hurrà per il maestro Miyazaki!
Bello porco rosso!!
Ma di sicuro il mio preferito rimane il mio vicino Totoro. ohhh totoro I love you
e se sta sera non piove vado a vederlo al cinema all'aperto!
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