martedì 5 aprile 2011

Ho fatto le elementari del libro "Cuore", II puntata


"Io volevo solo fare la madonna".

Verso fine ottobre, in una mattinata qualsiasi, nella mia classe come nelle altre della scuola, si assisteva al rito della distribuzione delle parti per la recita natalizia. Ovviamente la scelta veniva effettuata in modo univoco ed indiscutibile dalla maestra, la quale procedeva nel casting basandosi sul criterio del merito scolastico e della "bontà" del bambino in questione. La pièce, di altissimo spessore artistico, era una sorta di trilogia: annunciazione-scenette morali edificanti-natività. Inutile sottolineare come il ruolo principe fosse quello della Madonna: la Madonna era la star, restava sulla scena per tutto lo spettacolo, bella nel suo vestitino celeste col velo candido, attorniata da uno stuolo di comprimari pastori, angioletti e devoti. Per l'occasione la fortunata bimba poteva aspirare anche ad un velo di trucco prima della recita. Tutti gli occhi sarebbero stati puntati su di lei.
Io ero una narcisista con una marcata vena istrionica e volevo con tutto il mio cuore essere la Madonna. Chiaramente, data la mia condotta non esemplare, il mio spirito per nulla remissivo, la mia resa scolastica mediocre non potevo aspirare a tanto. Mi ero rassegnata ad una parte minore, una parte qualsiasi che meritasse il mio impegno di attrice consumata, e invece, con inaudito sadismo, la maestra mi scelse per ben tre anni di fila come "presentatrice". In che cosa consisteva questo ruolo? Dovevo entrare in scena e presentare, con una breve frase, le varie parti dello spettacolo. Una noia infernale. Nessun costume di scena. Nessun ruolo in cui immedesimarsi. Mentre gli altri si preparavano dietro le quinte io me ne restavo la stessa Caterina di sempre. Quando al casting della quarta elementare, per l'ennesima volta, mi venne affidato l'odioso ruolo di presentatrice, mi colse lo sconforto più totale. Data la rara inutilità del mio personaggio, durante le prove me ne stavo seduta su una panchetta a guardare gli altri che recitavano le battute e si muovevano sulla scena.
"Ti saluto, o piena di grazia, il signore è con te. Ti annuncio una grande gioia...". Stavo seduta e ascoltavo tutto, vittima di un'invidia corrosiva che probabilmente ha gettato le basi per la mia gastrite. Il giorno prima della recita avvenne l'imponderabile: la Madonna era caduta ammalata, vittima di un'influenza che la teneva a letto con più di 38 di febbre.
Dramma: la maestra, vittima della sua stessa decisione di riconfermare per più anni di seguito la stessa bambina nel ruolo di Madonna, non sapeva letteralmente a che santo votarsi per salvare lo spettacolo. Fu il mio momento. Dotata da sempre di una memoria uditiva discreta sapevo tutte le battute (non solo della Madonna, ma anche dell'Arcangelo Gabriele, di San Giuseppe e, per sicurezza pure di qualche pastore) ed ero in grado di sostituire la prima donna.
A malincuore la maestra si vide costretta a darmi la parte e per le prove generali fui al centro della scena. Nella mia mente era come aver raggiunto il palcoscenico di una prima della Scala.
Nel pomeriggio mia mamma si munì di pazienza e si procurò un vestitino azzurro e un piccolo velo: avevo il mio costume. La mattina dopo la classe era tutta un fermento per la recita del primo pomeriggio. Ricordo che andai a mangiare in mensa tutta eccitata per l'imminente evento.
Ora potete immaginare la mia delusione quando vidi comparire dopo pranzo la prima Ma-donna febbricitante, accompagnata dalla mamma, tutta rossa in faccia ma in piedi e vestita di tutto punto. Era venuta a riprendersi la sua parte e io me ne tornavo a fare la presentatrice.
I giorni seguenti in classe ci furono parecchie assenze per influenza (dagli all'untore!) e una bambina dai sogni infranti, che ci mise qualche settimana per riprendersi dalla delusione. L'unica cosa che ho imparato dalle recite di natale è stata l'amara lezione del non farsi illusioni.
Nella prossima puntata: i lavoretti da portare ai genitori, ovvero quando un'attività creativa diventa una gara al manufatto artigianale di pregio.

1 commento:

corsageacarreaux ha detto...

(è da quando ho letto il post che volevo commentartelo, ma non ero ancora riuscita a farlo con calma. ora però eccomi qua)
non ho dei ricordi tanto nitidi dei miei anni alle elementari, tuttavia ricordo per certo di aver presentato almeno un paio di "spettacoli" - per lo più di fine anno - e di aver sperimentato una situazione simile (più o meno) alla tua: un anno era previsto che a presentare fossimo io e una mia compagna di classe (alternate), ma lei si ammalò il giorno prima e non poté venire, così io mi trovai a dover coprire anche la sua parte (non c'era nessun gobbo o foglietto disponibile; era tutto un gioco di memoria)... dovetti imparare tutto in pochissimo tempo, ma per fortuna anche io, come te, avevo della discreta memoria uditiva (ormai persa negli anni, temo) così non ci furono troppi problemi e io ne uscii indenne.

ad ogni nuova puntata mi stupisco di scoprire quanto traumatica possa essere l'esperienza di una scuola cattolica (universo a me estraneo, per fortuna), accidenti. tu continua a scriverne però, mi raccomando. a questo punto sono curiosa di saperne di più (senza contare che leggerti è un vero piacere e funziona da ottimo incentivo) :)

 
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