Mentre aspettiamo fuori dall'edificio, un’orda di studenti con relativi prof al seguito ci pascola davanti per tornare a seguire le regolari lezioni in classe. Le nostre reazioni inizialmente sono differenti. Mi accorgo che Collegaàcarreaux sta ritrovando la sua spavalderia precedentemente persa nel sonno. La tradisce un’espressione fra il gioioso e il beota: ella sa infatti che non dovrà chinare la testa e seguire i compagni per subire le dure lezioni impartite dagli insegnanti. Ella potrà andarsene al bar. POTRA’ ANDARSENE AL BAR.
Dalla mia, invece, la reazione è mantenuta molto sul low profile, anzi, si sposta sul lower, e non appena scorgo i visi dei pastori di mandrie studentesche sento di dover ancora una volta abbassare la testa. Ehi? Perché niente rimproveri? Dove sono i checifailìfilainclasselaprossimaoratiinterrogo? Poi capisco. Eccola. L’espressione tra il gioioso e il beota mi ha raggiunta.
POTREMO ANDARE AL BAR.

Tutto ciò avviene tra le otto e quarantacinque e le otto e quarantasette.
Teresa infatti ci raggiunge puntuale. Grazie a Dio; lo stream of consciousness da disadattate è stato placato.
Dicevamo. Teresa. O meglio, una maglietta dei Nirvana. Perché è esattamente questo il dettaglio su cui il nostro occhio si è fissato. Una sorridente professoressa con la t-shirt dei Nirvana (sfondo bianco e figura alata della copertina di In Utero), l’aria gentile e un’aura grunge che ci mette subito a nostro agio. Le titubanze iniziali decadono all’istante e mi trovo già a fantasticare sulla chiacchierata che stiamo per fare. Dopo esserci spostate in un bar (eh eh) non lontano, attacchiamo con le domande.