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sabato 14 maggio 2011

Intervistando Teresa Cannatà : You've got no reason not to like her.

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Ore otto e quarantacinque anti meridiane. Io e Corsageàcarreaux ci troviamo davanti al liceo Corradini di Thiene e attendiamo non senza un po’ d’agitazione -sarà il sonno, sarà la fame, saranno le stagioni- l’arrivo della nostra intervistata. Sto parlando di Teresa Cannatà, giovane docente di lingua inglese presso il suddetto istituto, collaboratrice del portale Vogue Italia, nonché ideatrice del progetto You’ve got no reason not to fight. Tra poco ne saprete di più, stay tuned.

Mentre aspettiamo fuori dall'edificio, un’orda di studenti con relativi prof al seguito ci pascola davanti per tornare a seguire le regolari lezioni in classe. Le nostre reazioni inizialmente sono differenti. Mi accorgo che Collegaàcarreaux sta ritrovando la sua spavalderia precedentemente persa nel sonno. La tradisce un’espressione fra il gioioso e il beota: ella sa infatti che non dovrà chinare la testa e seguire i compagni per subire le dure lezioni impartite dagli insegnanti. Ella potrà andarsene al bar. POTRA’ ANDARSENE AL BAR.
Dalla mia, invece, la reazione è mantenuta molto sul low profile, anzi, si sposta sul lower, e non appena scorgo i visi dei pastori di mandrie studentesche sento di dover ancora una volta abbassare la testa. Ehi? Perché niente rimproveri? Dove sono i checifailìfilainclasselaprossimaoratiinterrogo? Poi capisco. Eccola. L’espressione tra il gioioso e il beota mi ha raggiunta.
POTREMO ANDARE AL BAR.

Che poi, fa tanto alcolismo ultimo stadio messa così no? Invece no. Siamo solo in sollucchero per non aver più sedici anni, i brufoli (ehm ehm) e le regole che i sedici anni comportano. Non che da ultra ventenni la vita sia in discesa. Ma il primo scalino in salita almeno l’hai già fatto.

Tutto ciò avviene tra le otto e quarantacinque e le otto e quarantasette.
Teresa infatti ci raggiunge puntuale. Grazie a Dio; lo stream of consciousness da disadattate è stato placato.
Dicevamo. Teresa. O meglio, una maglietta dei Nirvana. Perché è esattamente questo il dettaglio su cui il nostro occhio si è fissato. Una sorridente professoressa con la t-shirt dei Nirvana (sfondo bianco e figura alata della copertina di In Utero), l’aria gentile e un’aura grunge che ci mette subito a nostro agio. Le titubanze iniziali decadono all’istante e mi trovo già a fantasticare sulla chiacchierata che stiamo per fare. Dopo esserci spostate in un bar (eh eh) non lontano, attacchiamo con le domande.

 
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